di cambiare corso I consiglieri regionali, uno dopo l'altro, stanno dicendo sì. Anche il presidente, Gianfranco Ganau , ha dato la sua adesione. Dopo lo tsunami che ha travolto l'assemblea di via Roma, nessuno può sostenere di non voler cancellare un privilegio che ai lavoratori appare più che odioso. Ora si spera nei fatti. Che al più presto gli onorevoli in carica si rimbocchino le maniche e partoriscano nuove norme. Sull'età, ma anche sulla reversibilità (da adeguare a quella Inps).
Tutti i consiglieri che abbiamo sentito, la stragrande maggioranza dei sessanta, di ogni partito, hanno dato un contributo alla campagna “bastababypensioni”.
E dopo la forte presa di posizione del capo della Giunta, Francesco Pigliaru , che ha dichiarato di essere assolutamente contrario al vitalizio, «inaccettabile e anacronistica stortura da abolire», anche i componenti del suo esecutivo stanno partecipando all'iniziativa. «I consiglieri regionali devono essere trattati come tutti gli altri lavoratori. Svolgono un ruolo importante, quindi ritengo che sia corretto che per il tempo in cui sono impiegati in politica vengano conteggiati i contributi ai fini pensionistici. Se si prende una pensione prima dell'età stabilita dalla legge, allora è un privilegio», sottolinea il responsabile di Bilancio e Programmazione, Raffaele Paci . Spiega l'assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu: «Chi fa politica svolge un lavoro come gli altri. Anzi, più “uguale” degli altri. Se la legge dice che si matura il diritto alla pensione a una determinata età, non vedo ragione per la quale questo principio non debba valere per chi fa politica». L'assessore al Lavoro, Virginia Mura : «È un diritto di tutti, anche dei politici, poter godere della pensione. Ma se questo diritto matura in un'età diversa da quella dei normali cittadini, allora non può essere accettato».
Intanto Gigi Ruggeri , Salvatore Demontis e Sandro Collu del Pd hanno già elaborato una bozza di proposta di legge che sarà sottoposta a una definizione comune del gruppo consiliare. «Bisogna riformare il sistema dei compensi tenendo conto delle regole con cui sono stati formati, e in linea con le misure adottate negli ultimi anni dal Parlamento. In generale, nessuno deve arrivare a percepire il vitalizio prima di aver compiuto 65 anni», sottolinea Ruggeri. «E per chi ha già maturato il diritto vanno rese omogenee le regole, dobbiamo mettere un tetto ai rendimenti - oppure calcolarli con il contributivo - impedire il cumulo con altri redditi da incarico o nomina pubblica». Inoltre «le reversibilità vanno legate al reddito del beneficiario, le pensioni di invalidità vanno limitate a situazioni strettamente correlate con il mandato consiliare, sia per gli importi che per la causale». Questo l'orientamento di massima, «però», conclude Ruggeri, «non credo che la riforma si potrà applicare a chi già percepisce l'assegno. Ci piaccia o no, in Italia tanti lavoratori sono andati in pensione giovani, sfruttando le norme di maggior favore esistente».
Cristina Cossu