CLASSICA. Bressan al Lirico
A vviene quando la musica avvolge. Quando è istintivo chiudere gli occhi. Abbandonare l'ultima immagine impressa. Lasciarsi condurre. Allora, la magia comincia.
È accaduto in occasione del tredicesimo appuntamento con la Stagione Concertistica del Teatro Lirico di Cagliari, il 2 e 3 maggio, nell'ambito del Festival di Sant'Efisio. Un programma improntato al periodo classico. A condurre la compagine orchestrale del Lirico, Filippo Maria Bressan, considerato uno dei più innovativi e interessanti direttori della nuova scuola italiana. Un gesto elegante, capace di descrivere ed imprimere all'esecuzione le nuance di raffinati colori ed articolati fraseggi. Tracciare linee morbide e fluide. Rendere la musica “immagine udita” e “melodia vista”. Così una bacchetta diviene pennello. Rende la sua spettacolare quanto personale interpretazione del testo.
La serata si è aperta con la Sinfonia n. 36 in do maggiore “Linz”, K. 425, di W. A. Mozart, dal carattere festoso, composta nel 1783. L'orchestra si è distinta per i delicatissimi fraseggi degli archi, così come per brio, vivacità e freschezza, tipici della scrittura mozartiana.
Un ricercato amalgama timbrico ha caratterizzato l'intera esecuzione. Ma anche episodi di grande efficacia espressiva, come il tema proposto da oboe e fagotto nel primo movimento, il sussurrato insieme degli archi nel Poco Adagio, la festosa atmosfera danzante del Menuetto e la gioiosa ed esuberante conclusione del Presto.
Poi, per la prima volta, il pianista Roberto Cominati. Protagonista del Concerto n. 20 in re minore per Pianoforte e Orchestra K. 466 di W. A. Mozart. Un'esecuzione leggera e pulita, un tocco quasi aereo ed una tecnica che lo confermano tra i più acclamati interpreti del panorama pianistico. Suoni nitidi e sgranati che, fusi nel colore orchestrale, propongono una lettura essenziale, di grande fascino e fedeltà all'autore. Ed un bis accattivante, la “Danza rituale del fuoco” di De Falla. In conclusione, la Sinfonia n. 20 in re maggiore “London”, Hob. I:104, di F. J. Haydn, in cui sapiente orchestrazione e impasto strumentale esprimono il momento più elevato della sua attività creatrice.
Luisa Sclocchis