Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Soru contestato accusa il premier

Fonte: La Nuova Sardegna
12 gennaio 2009

DOMENICA, 11 GENNAIO 2009

Pagina 2 - Fatto del giorno

Quasi rissa tra i fan del governatore e i manifestanti che hanno perso il lavoro



E dei dipendenti dell’ex base Usa che tentano di zittirlo dice: «Fascistelli»




DALL’INVIATO PIER GIORGIO PINNA

LA MADDALENA. Un match. Sul ring di Caprera Soru ne ha per tutti. Per i contestatori che, striscioni e fischietti, l’accolgono al grido di «Buffone, buffone: non hai mantenuto la promessa di salvare i nostri posti». Lui li definisce «fascistelli mandati qui da qualcuno». E poco dopo si esibisce in un duro j’accuse contro Berlusconi. «Nell’isola vuol fare anche l’arcivescovo», dice.
Alla fine non risparmia i sardisti guidati da Efisio Trincas e Giacomo Sanna: «Come fanno a parlare così a sproposito di Emilio Lussu?». Ma per qualche lunghissimo minuto l’appuntamento di ieri pomeriggio, a poche ore dalle due tappe «pacifiche» della mattina a Olbia e a Palau, rischia davvero di trasformarsi in un incontro di boxe. Non fra il presidente ricandidato e i suoi critici. Piuttosto, tra questi ultimi e i supporter del governatore. Tutto in un clima incandescente. Con tifoserie contrapposte. Scontri verbali da stadio. Insulti reciproci. Tensione che cresce a dismisura. Sino agli spintoni, ai tafferugli, agli strattonamenti. E in quegli istanti, due carabinieri e due guardie municipali appaiono forza esigua per fermare i contendenti. Il quadro non diventa più rovente soltanto per il ruolo da pacieri esercitato dal sindaco Angelo Comiti, dal senatore Gian Piero Scanu, dal deputato Giulio Calvisi. E non a caso, al termine della manifestazione elettorale, arriveranno altri militari e vigili per evitare nuove scaramucce.
Il duello a 350 km di distanza con Berlusconi e Cappellacci comincia alle 15, come previsto. Soru è di una puntualità elvetica: stupisce gli stessi sostenitori, in questi anni quasi rassegnati ai suoi ritardi. Giacca di vellutino marrone sotto un giubbotto blu, camicia celeste a quadrettini, niente cravatta, accompagnato da una fitta schiera di seguaci varca a piedi l’ingresso del Forte Arbuticci, a lungo abbandonato dopo la seconda guerra mondiale e oggi riammodernato. Da lì si gode uno splendido colpo d’occhio: questo versante sulla costa nord orientale di Caprera, non lontano dalla casa-museo di Garibaldi, domina l’intera area che si affaccia sull’isola della Maddalena e verso Bonifacio.
Ma Soru, poco prima passato davanti ai cantieri dove ferve l’attività in vista del G8, non ha tempo per il panorama. Proprio qui l’attendono 80 dipendenti della ex base Us-Navy. Impugnano cartelli e striscioni. In uno si ricordano gli impegni presi dal governatore un anno fa: «Nessuno perderà il lavoro: garantisco io». «Meglio radioattivi per finta che disoccupati davvero», è scritto su un altro. E ancora: «S iamo O rmai R idotti U nderwear (cioè in mutande)»: e lo sviluppo verticale delle iniziali maiuscole richiama il cognome del governatore.
Con queste premesse di «riscaldamento» il primo round non tarda a cominciare. Il presidente si avvicina al gruppo con passo sicuro, tenta di parlare, spiega che la mancanza di garanzie per i lavoratori non dipende dalla Regione, ma dal governo nazionale. Non lo lasciano continuare. Lo ricoprono d’improperi. Lui si allontana e a una donna che lo pressa intima: «Non mi metta le mani addosso».
Ma, come s’intuisce immediatamente, sono le schermaglie iniziali del match. Che infatti prosegue nel salone a poca distanza dove il candidato del Pd è atteso da non meno di 400 fan. Lo accolgono applausi a scena aperta che i fischi dei contestatori poco più indietro non riescono a smorzare. Ma i «secondi» non riescono neppure a uscire dal ring: il gong del nuovo round scocca subito. «Signor Soru, noi l’accusiamo», scandiscono i lavoratori. «Non ha onorato gli impegni», gridano. «La sua giunta è stata latitante», insistono. «Lei ci ha preso in giro». «Diteci chi vi ha fatto venire?», chiedono i sostenitori di Soru. «Mi hanno mandato mia moglie e i miei figli: vorrebbbero continuare a mangiare», replica uno dei licenziati, Pietro Cuneo, 52 anni. E Massimo Lucini, rappresentante della Uil, incalza: «Presidente, si può scordare che le daremo fiducia un’altra volta». «Lasciatelo parlare: siete intolleranti, fascisti, ascoltate le risposte che ha da darvi», ribattono i soriani.
Ed è a questo punto, dopo che per 22 minuti l’incontro elettorale non può cominciare per le urla e gli insulti, che si sfiora la rissa. Alla fine Soru, prima di cedere la parola ai rappresentanti della società civile per il via al programma ufficiale della manifestazione, chiarisce il suo pensiero sul caso a un anno dall’addio americano: «Abbiamo chiesto per voi l’estensione della legge che ha permesso ai vostri compagni delle basi italiane di non perdere il lavoro e rimanere alla Maddalena. L’abbiamo ottenuta in tempi brevi dal ministro Parisi e dal premier Prodi. Ma Berlusconi, appena subentrato, ha pensato bene di non applicare quelle norme: andate a dirlo a chi vi manda, perché non siete a a Cagliari a protestare contro di lui?». Gian Piero Scanu conferma: «L’iter era già stato portato a termine, l’ha bloccato Brunetta ed è inutile cercare responsabilità altrove». Più tardi, lasciando l’arcipelago dopo un’altra bordata di contestazioni all’uscita dal forte, Soru parlerà di «un tipico attacco fascista». «Siamo tornati indietro nel tempo: si è rischiato di venire alle mani - aggiungerà - E l’hanno fatto con uno che viaggia sempre, lo sanno tutti, senza scorta».
Gli altri round sono riservati a Berlusconi. Ed è da questo momento in poi che Soru non esita a tirare fuori l’artiglieria. Da pacifista che si è battuto per la smilitarizzazione dell’arcipelago e per l’eliminazione delle servitù nei poligoni sardi, alle armi pesanti preferisce però l’ironia. E le sue frecciate, a tutto campo, centrano spesso il bersaglio. «Con i voti dell’isola, alle ultime politiche, il premier ha fatto eleggere cinque parlamentari: nessuno di loro è sardo». «Ha cercato di spostare il G8 dalla Maddalena a Napoli, arrendendosi solo di fronte alla determinazione della Regione e alla ristrettezza dei tempi». «Per la tragedia di Capoterra il governo, dove non figura nessun ministro sardo, ha stanziato appena 6 milioni, una elemosina». «Ora Berlusconi va a dire in giro che si è battuto per la Sassari-Olbia quando ancora adesso tenta di spostare fondi per l’Expo di Milano». «In campagna elettorale ora il premier chiarisce che crede in una Sardegna trasformata in isola verde: peccato che abbia promosso un referendum contro la salvacoste per il quale sono stati buttati al vento 10 milioni». «Ci dice che noi della giunta regionale, insieme con Prodi, avremmo paralizzato i suoi progetti non spendendo i miliardi da lui stanziati per la nostra regione: naturalmente non è vero, quei soldi sono esistiti solo nella sua fantasia».
E, mentre scrosciano applausi sempre più convinti che i manifestanti all’esterno della sala non riescono più a coprire con i fischietti, Soru prosegue: «Berlusconi viene qui e presenta il candidato del Pdl come fossimo a teatro: una cosa mai vista da nessuna parte». «Racconta barzellette, alimenta la paura, ma noi sardi non abbiamo avere paura: abbiamo messo la legna in cascina e siamo pronti». «Il premier è riuscito persino a indicare come presidente se stesso nel simbolo per il voto sardo: vuol fare tutto. Ritiene che gli abitanti di quest’isola gli possano dare il mandato per qualsiasi cosa: “Silvio, pensaci tu. Gigante... pensaci tu” (un richiamo a un vecchio spot di Carosello, e non all’altezza del rivale, preciserà più tardi)».
L’ultimo uppercut è per i dirigenti dei Quattro Mori: «Dicono di me che sono un miliardario? Io penso non sia una nota di demerito aver conquistato un po’ di benessere. Ma certo non ho fatto chiudere fabbriche nell’isola, come sostengono: semmai ne ho aperte. E poi come fanno proprio loro a richiamarsi a Lussu? Lui, sparando, scampò agli squadristi che lo volevano ammazzare. Certo non si sarebbe aspettato ciò a cui assistiamo oggi: e cioè di vedere i sardisti alleati con un centrodestra che spesso si richiama all’eredità fascista».
Oggi per Soru tappe a Sassari (cinema Ariston alle 11 e casa dello studente alle 15) e a Porto Torres alle 18.