VIA SANT’ALENIXEDDA. Il centro culturale nel 2013 ha ospitato 9mila visitatori
Il cancello è aperto. All’entrata della struttura, in via Sant’Alenixedda, un cartello marrone, che fa capire come si tratti di una struttura di interesse storico e culturale per la città. Sulla porta gli orari di apertura e chiusura. Una volta entrati, tutto ben pulito e ordinato. Dentro ci si trova subito davanti ad alcune opere del centro della Cultura contadina, che almeno in parte è gratuito. «Un museo unico in città», spiega Vittorio Porcelli, responsabile dell’associazione che gestisce Villa Muscas. Perché se è vero che Cagliari deve valorizzare ancora di più la storia e la cultura, ci sono tante realtà che vanno bene e con le proprie gambe (o quasi). I centri culturali, per esempio. Tra questi Villa Muscas, uno spazio forse troppo poco pubblicizzato, ma che riscuote comunque successo. «L’anno scorso abbiamo avuto circa nove mila visitatori, un numero importante che ha destato perplessità in più di una persona. Ma questo spazio piace tanto, e devo dire che con uno sforzo in più da parte delle istituzioni si potrebbe fare anche meglio». Il centro, fanno sapere dal Comune, è uno degli spazi per cui stanno andando avanti le procedure pubbliche per l’assegnazione. IL MUSEO. Il percorso espositivo, com’è scritto nel sito internet (www.villamuscas. it) è di grande interesse: il pozzo di età romana databile tra il primo e il terzo secolo d.c., la mostra fotografica, l’enoteca storica e quella provinciale, la mostra editoriale, “il Vineto”, risalente al 1545. Ma anche la collezione vinicola dell’enoteca, contenente più di 800 bottiglie di vini sardi della seconda metà del XX secolo.
LE ATTIVITÀ. Villa Muscas può essere considerata a tutti gli effetti un vero e proprio centro culturale. L’area è dotata di locali e zone all’aperto che possono essere utilizzati per vari tipi di manifestazioni. Dalle degustazioni alle proiezioni di film, e poi anche mostre, dibattiti, fino addirittura alle conferenze stampa. Insomma, un centro che si usa definire “polifunzionale”, adatto a ospitare iniziative di tanti generi. I COSTI. E mandare avanti uno spazio di questo tipo costa. Intanto ci lavorano quattro persone, stipendiate grazie anche a un contributo della Regione. E poi ci sono spese che non possono essere ignorate: pulizie, manutenzioni ordinarie e straordinarie, luce, acqua, telefono. «Il Comune ci dà una mano, spesso ci aiuta in singoli progetti che proponiamo », prosegue Porcelli, «ma un posto come questo dovrebbe essere più considerato da tutte le istituzioni ». P. C. C. RIPRODUZIONE RISERVATA