Oltre a Cagliari cerimonie in tanti altri centri della regione: da Dorgali a Talana, da Oristano a Bono
Una giornata oltre il folclore e la promozione turistica, che tocca un sentimento autentico e diffuso
di Mario Girau
La sagra di Sant'Efisio è solamente la cassa di risonanza di una devozione ormai millenaria. Un santo venerato non solo a Cagliari, come potrebbe far pensare la grandiosa processione del 1° maggio bissata, in modo più intimo e riservato, ma non meno spettacolare, il 4 maggio. Particolari e solenni festeggiamenti gli sono riservati il 15 gennaio (festa liturgica) a Cagliari, Capoterra, Pula, Tramatza e Seui. Tra il 2 e 4 maggio ancora a Pula, il 3 maggio a Villacidro. A Talana e Quartucciu la prima domenica di maggio e, in questo stesso mese, l'8 a Ussana e il 20 a Dorgali. A Villasor l'11 agosto, a Bono e Quartu Sant'Elena la prima domenica di settembre; a Oristano la penultima dello stesso mese. Una venerazione diffusa – tanto da giustificare l'appellativo di "Sardae patronus insulae" (patrono della Sardegna), che apre l'inno ufficiale dedicatogli dall'arciconfraternita del "Gonfalone" – e soprattutto antica. Il suo punto di partenza va individuato nella grotta – carcere di Sant'Efisio che si apre sotto l'attuale chiesa, a nove metri di profondità, dove il martire sarebbe stato rinchiuso prima di essere portato a Nora per la decapitazione. Un luogo diventato riferimento fondamentale per i cristiani che vi avrebbero costruito inizialmente un'edicola e successivamente una piccola chiesa. Nel 1780 inizia la costruzione della nuova chiesa del santo, completata nell'arco di due anni con una spesa di 8000 scudi.
Nel 1793 Sant’Efisio – dice la voce popolare – prende le difese della città e della Sardegna. Una flotta francese avrebbe voluto occupare l'isola e, dunque, portarvi i frutti maturi della grande Rivoluzione. Cagliari è assolutamente impreparata a reggere un possibile assedio. Ma una serie di fatti clamorosi – devastanti libecciate che danneggiano gravemente le navi, le errate manovre militari delle truppe sbarcate tra il Margine Rosso di Quartu e l'attuale quartiere di san Bartolomeo – costringono l'ammiraglio Truguet, comandante della spedizione, a rinunciare all'impresa. Un miracolo dovuto a Sant’Efisio, secondo il popolo e l'arcivescovo Vittorio Filippo Melano. Il presule ne è talmente convinto che relaziona in tal senso il Papa con un resoconto inviato a Pio VI l'11 aprile 1793. Da allora, ogni lunedì dell’Angelo, Cagliari scioglie il suo voto portando il santo in cattedrale per una messa di ringraziamento celebrata dal capitolo metropolitano. Una protezione speciale quella di Sant’Efisio che continua nel tempo: nel 1816 preserva la città da un'epidemia. Durante la prima guerra mondiale migliaia di giovani sardi in partenza per il fronte austriaco si affidano al martire. L'ultima grande prova dell'intesa Cagliari-Sant’Efisio durante i bombardamenti del 1943. Il 1° maggio di quell'anno la città scioglie, nel silenzio di morte creato dalla guerra, il suo secolare voto al santo, cui si affida per rinascere. © RIPRODUZIONE RISERVATA