In centro o in periferia c'è chi raccoglie oggetti e abiti per rivenderli ai mercatini
Ai tempi di internet si cerca lavoro con messaggi su carta
Giovane coppia con due figli sgombera cantine, mansarde, abbigliamento e oggettistica di qualunque genere. Gratuitamente, anche nei giorni festivi. Siamo disoccupati, aiutateci. Alessio. Al telefono arriva qualche dettaglio in più, poi è chiusura a riccio davanti al timore di finire sul giornale. «Non abbiamo bisogno di niente», dice una voce femminile. Dopo un po' la tensione si smorza e viene fuori un passato agiato. «Siamo ex-commercianti, avevamo un attività in Veneto, guadagnavamo bene». Il presente ha un sapore diverso. È racchiuso in quelle poche righe messe nero su bianco sul foglietto sbiadito da sole e pioggia. Grafia chiara e italiano corretto, è attaccato al citofono di un palazzo in via Sonnino. «Signora, posso parlare anche con suo marito Alessio?». La risposta è secca: «No, e non voglio che scriva niente. I miei parenti non sanno che siamo in difficoltà», risponde stizzita. «Loro credono che ce la passiamo bene come prima».
L'ultima frontiera della disperazione compare nelle strade del centro e non trascura neanche quelle più nascoste. Pezzo di carta bianco appeso al citofono: dietro la speranza di una presa rapida e immediata. Il gusto antico dei manifesti murali sembra quasi un paradosso al tempo di tablet, smartphone e di una vita sempre più online.
Via Vittorio Veneto, villa con giardino e macchinone parcheggiato nel cortile, all'ingresso si legge un'altra storia. Sempre su un pezzo di carta, poco più grande di un pugno chiuso. Marco ritira a domicilio . Segue una lunga lista: Scarpe, borse cinture, indumenti, coperte, biancheria, giocattoli, fumetti, bicchieri, pentole . La richiesta d'aiuto è alla fine: Sono disoccupato, ho famiglia, datemi una mano . In fondo ci sono due numeri di telefono. Basta mezzo squillo, la risposta è immediata: «Pronto? Sì, sono Marco». Appuntamento dopo un'ora, davanti a una rivendita di pneumatici nascosta tra i palazzoni di San Carlo. Marco Contu, 47 anni, è puntualissimo. Maglione color caffellatte, jeans e occhiali: «È tutta roba regalata, i soldi mi servono per mangiare». Attende fuori dalla sua utilitaria, modesta e vecchiotta. È troppo piena per passare inosservata. Sul sedile posteriore ci sono un mobiletto sgangherato e due buste della spesa con alcuni capi d'abbigliamento. «Sono usati, ma in ottime condizioni». Una bicicletta da bambino porta via metà cofano, i lacci d'un paio di scarpe spuntano fuori dalla scatola poggiata sul sedile davanti. «Con questa roba potrei farmi una ventina di euro», dice senza tante pretese e con poca convinzione. «Sono tutte cose che ho recuperato liberando la cantina di una signora. Ogni domenica vado al mercatino e cerco di rivendere ciò che ho messo da parte durante la settimana». Inizia a raccontare la sua storia: «Per trent'anni ho lavorato come operaio in una cooperativa, da un anno e mezzo sono disoccupato». Una chiamata in arrivo interrompe il racconto. Si scusa e risponde. «Pronto?». Dopo pochi minuti: «Signora, tra mezz'ora sono da lei». C'è una cantina da liberare, un'occasione da non perdere. Moglie disoccupata, una figlia di ventun anni e gli occhi onesti. «Ho bisogno di un lavoro, così non so sino a quanto potrò andare avanti».
Altro angolo della città: via Asiago 11. Nuovo biglietto, storia simile. Antonello ritira a domicilio. scarpe, abbigliamento, coperte, giocattoli, bigiotteria, giornalini, elettrodomestici. Sono disoccupato, ho famiglia datemi una mano per favore . Al numero di cellulare scritto in basso risponde Massimo Pitzanti, 48 anni, cagliaritano. «Facevo l'autotrasportatore, dal Duemila sono senza lavoro», spiega. «Cerco di guadagnare qualche euro, sgomberando cantine e sgabuzzini, poi rivendo tutto al mercatino». Ma il telefono squilla poco: «In un anno ho ricevuto dieci chiamate».
Sara Marci