T ra le lettere giganti che convocano i ritardatari al circo per l'ultima proroga e la pubblicità di un mobilificio già fallito ormai ingiallita, un invito non passa inosservato sotto il ponte della Scafa. BR1 è stato qui, a Cagliari, e ha pensato di lasciare un regalo formato 350x450.
Si chiama “Proteggi l'anima”, mette insieme due donne apparentemente molto diverse tra loro, e permette allo street artist di continuare a lavorare sulla dualità Oriente-Occidente.
Andiamo con ordine. Qualche giorno fa, invitato dal Temporary Storing della Fondazione Bartoli Felter per una sua personale dal titolo “Costumi da mare”, Br1 si è occupato dell'allestimento - che sarà visitabile fino al 30 aprile - e poi è andato a conoscere la città che per prima accoglie il suo viaggio lungo le sponde del Mediterraneo. L'intento è quello di raccogliere esperienze e documenti, tracciare la strada di chi ha abbandonato la propria terra di origine e provare a capire se il mar Mediterraneo sia uno spazio di separazione o di condivisione.
Per l'artista torinese, una delle prime tappe è stato il Poetto. Ha realizzato subito una delle sue incursioni, scattato la foto e riprodotto nella sala di via XXIX novembre 1847 il senso dell'opera. Si tratta di immigrazione e non servono parole per chi ha davanti un giubbino di salvataggio appartenuto a qualcuno che è giunto al traguardo troppo tardi. BR1 non usa mezze misure per far arrivare i suoi messaggi. La sua arte scalza la propaganda, quella commerciale e quella politica. Non scalfisce né imbratta mura o arredi comunali. Le sue invasioni pacifiche non prevedono bombolette di vernice spray, hanno violato spazi fatti di carta e colla e con gli stessi materiali (visto che la sua arte predilige il paste-up) utilizza lui stesso i manifesti per traghettare la sua protesta, senza filtri. Molti di quegli allestimenti urbani sono stati scelti per l'esposizione cagliaritana. “Proiettili”, ad esempio, è datata 2013 e ha conosciuto la rapidità della censura nella sua Torino, in meno di ventiquattro ore.
Dove c'era un manifesto pubblicitario, l'artista ha applicato un'opera di solidarietà verso la popolazione siriana e le donne in particolare. Otto rossetti e una pallottola si stagliano alle spalle di una ragazza coperta da un niqab. Il giorno dopo, ancora fresco di colla, era già sparito, coperto da altra carta. Ma il mondo arabo-musulmano che incontra quello occidentale continua ad essere tra i progetti principali di questo ragazzo di trent'anni che tra un'opera e l'altra mette a frutto i suoi studi di giurisprudenza, con una predilezione per il diritto musulmano. Come il confronto tra cittadine iraniane e la polizia pronta a contestare un pantalone troppo corto o un velo poco calato, una scollatura appena accennata. Una omologazione estetica che si trascina dietro l'appiattimento culturale.
Le opere, accompagnate da un video che mostra uno dei tanti momenti di rimprovero a cui vengono sottoposte le ragazze, sono state realizzate nelle strade di Berlino e sono un arcobaleno di colori. Sembra invece sul punto di volergliene cantare quattro la donna di spalle che non teme una possibile discussione con un militare che le si para davanti: è il manifesto gigante che accoglie i visitatori di “Costumi da mare” e che per questa volta non oscura la réclame ma mette in risalto una delle peculiarità di BR1. Perché la scelta dei colori non è certamente casuale. Sono saturi e corposi e con quelle tonalità così accese l'impatto è inevitabile: l'attenzione è presto catturata e anche l'ironia è fatta salva.
Le azioni da disturbatore della quiete culturale non terminano con l'azione di attacchinaggio. Quando ha concluso con poster e scope, si mette da una parte per vedere l'effetto che fa, poi il video finisce sul blog. E allora l'arte fa davvero il giro del mondo. Anche quando armato di acqua, farina e pomodoro, insieme a un altro artista, Gec, travestiti da addetti all'affissione, simularono di pulire il vetro di un grande pannello luminoso, offuscandone invece la pubblicità.
Grazia Pili