IL PIANO. Dopo l'Irpef rush finale per le altre riforme, previsti tempi lunghi per gli incapienti
Banche in rivolta: il maggior peso fiscale ci penalizza in Europa ROMA La pausa pasquale durerà poco per il governo Renzi. Varato il decreto per il bonus in busta paga, sono già giorni contati per le prossime mosse: la riforma della Pubblica amministrazione e lo “Sforbicia-Italia” che, come annunciato anche l'altro ieri dal premier, arriveranno entro questo mese.
Tempi più lunghi potrebbe avere invece il provvedimento a favore degli incapienti, rimasti esclusi all'ultimo momento dal decreto Irpef, a cui potrebbero affiancarsi anche pensionati e popolo degli autonomi a partita Iva. Contrariamente alle sue abitudini, che dettano solitamente fitte tabelle di marcia, Renzi non ha voluto fornire alcuna tempistica precisa in proposito, ma la misura, per la quale molte ipotesi sono di fatto già pronte, dovrebbe essere definita al massimo entro il varo della legge di stabilità.
Le tabelle così come annunciate saranno invece con ogni probabilità rispettate proprio per la pubblica amministrazione.
Esclusi gli esuberi tracciati nel primo piano di lavoro presentato dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, le ipotesi circolate successivamente e in qualche modo confermate dal ministro Marianna Madia parlavano di interventi mirati e specifici. L'idea sarebbe quella di un programma di prepensionamenti, o meglio di uscite anticipate strettamente legate però all'ingresso di giovani disoccupati o precari, vero obiettivo della misura. Una spinta dovrebbe arrivare anche alla mobilità, quella che lo stesso Cottarelli ha indicato come alternativa ai tagli e che si punta ad introdurre in modo obbligatorio ma «sano», rispettando cioè i diritti dei lavoratori ed eliminando gli ostacoli burocratici. Ultimo tema scottante quello degli stipendi dei dirigenti, anche se una bella stretta è di fatto già arrivata con il tetto a 240.000 euro imposto con la spending review.
La revisione della spesa necessaria come copertura al bonus da 80 euro è infatti l'intervento macro entro il quale si inserirà anche la prossima operazione “Sforbicia-Italia”, che si configurerà probabilmente come una sorta di messa a fuoco delle questioni già in qualche modo introdotte con il decreto varato ieri. Sotto la lente potrebbero finire le municipalizzate (che il governo punta a ridurre da 8.000 a 1.000 nel giro di tre anni), gli enti inutili o - nel dettaglio - i dirigenti pubblici. A preannunciare gli interventi era stato lo stesso Renzi pochi giorni fa, indicando come primo passo proprio la creazione di un elenco di organismi «da cancellare subito».
Fuori del provvedimento sul bonus sembra rimasto ad esempio il Pra, inserito inizialmente in alcune bozze. Cnel, Province e Senato costituiscono del resto, a giudizio del premier, «solo l'antipasto».
Le banche invece sono in rivolta contro il salasso confermato dal Governo per coprire parte del bonus Irpef: sono oltre due miliardi a carico del sistema del credito e soprattutto pesa la mancata rateizzazione mentre è in corso l'esame della Bce sugli attivi che culminerà con gli stress test. Un anno delicato in cui «l'Italia penalizza fiscalmente le banche rispetto a quanto avviene alle concorrenti Ue»: serve «un forte ripensamento» da parte del Governo, attacca l'Abi.
Il problema è che il «il forte aumento della pressione fiscale deliberato dal Consiglio dei ministri - dice in una nota il presidente dell'Associazione bancaria Antonio Patuelli - si assomma a quello deciso dal precedente Governo: i due provvedimenti hanno determinato l'aumento dell'anticipazione Ires 2013 al 130% per banche e assicurazioni, l'enorme addizionale dell'8,5% sull'Ires 2013, la rivalutazione delle quote di Bankitalia (ultimi in Europa!) con l'imposta del 12% disposta dalla legge di stabilità» aumentata al 26%, «con effetti retroattivi giuridicamente più che discutibili».
Alfonso Neri