Nel documento provvisorio anche tagli alla Sanità e agli stipendi dei manager
Non più detrazioni ma un credito di 620 euro all'anno
ROMA Sarà un bonus, non più una detrazione, quello che permetterà di rinfoltire le buste paga delle fasce più basse della popolazione. Con un meccanismo che permetterà di inglobare anche gli incapienti della no tax area nell'operazione.
Il «credito» arriverà come promesso dal premier praticamente a 80 euro al mese. Il massimo - concesso ai redditi tra 18.000 e 24.500 euro - sarà infatti di 620 euro l'anno nel 2014 (in pratica 77,5 euro mensili da maggio), salendo poi a 950 euro l'anno dal 2015 (ovvero 79,1 euro al mese). Allo stesso tempo i redditi più bassi che arrivano fino a 17.714 euro godranno di un incremento pari al 3,5%, mentre quelli sopra i 24.500 euro assisteranno ad un decalage dell'importo che si fermerà a 28.000 euro, escludendo dunque chiunque si trovi al di sopra di questa soglia.
La quadra trovata al momento sembrerebbe questa, almeno stando ad una bozza, assolutamente provvisoria, del provvedimento che arriverà sul tavolo del prossimo Cdm. Sull'argomento - e sulle relative coperture - si tratta però ancora. Non a caso l'incontro di ieri tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a Palazzo Chigi è durato praticamente tutto il pomeriggio. Segno che, sulla materia, di lavoro ne rimane ancora da fare.
Ad essere coinvolti nei tagli necessari per le coperture sono del resto molti ministeri e molte delle categorie che ciascun dicastero rappresenta. Il taglio più lampante - anche se il ministro Beatrice Lorenzin ha sempre preferito chiamarlo risparmio - è quello alla Sanità. Le spese del settore dovranno diminuire di 868 milioni quest'anno e di 1,5 miliardi a partire dal 2015. In tutto quasi 2,4 miliardi in due anni che dovranno diventare poi in parte strutturali.
Il decreto prevede riduzioni di spesa un po' ovunque: tagli ancora più drastici che in passato alle auto blu (-70% di spesa rispetto al 2011), rinegoziazione dei contratti di fornitura e vendita di beni e servizi alla P.A. per un risparmio di almeno il 5%, chiusura del Pra, efficientamento dell'illuminazione pubblica, sforbiciata alla Difesa ed anche a Palazzo Chigi, nonché ripristino dell'Imu agricola faticosamente eliminata nella legge di stabilità.
Ma nel piatto forte di Renzi c'è soprattutto il taglio degli stipendi ai manager pubblici, punto anche questo controverso, modificato in varie bozze del decreto.
La più aggiornata, ma probabilmente ancora rivedibile, prevede come annunciato un tetto massimo calibrato sul presidente della Repubblica, ovvero a 238.000 euro.
Mila Onder