Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un museo per i tesori del Martire

Fonte: L'Unione Sarda
16 aprile 2014

 

Lo scenario e gli oggetti ne avrebbero giustificato da tempo l'apertura, si rimedierà l'anno prossimo: un museo dedicato a Sant'Efisio. «Giusto», osserva Mario Maffa, primo guardiano e presidente dell'Arciconfraternita del Gonfalone che cura la festa del primo maggio dedicata al Martire, «consentire ai visitatori di vedere il tesoro che il Santo mostra durante la processione».
Tra i “pezzi” da ammirare (ora in parte conservati nella sacrestia e nella cocchiera) la pianeta ricamata in oro donata dalla regina Maria Teresa d'Austria e un'altra preziosa pianeta regalata dalla regina Margherita di Savoia in ricordo della visita che fece con il re Umberto I nell'aprile del 1899.
L'opera al centro dell'interesse generale è poi (oltre al cocchio) la statua di Sant'Efisio. Nella chiesa di Stampace ce ne sono tre: il più antico simulacro, che si fa risalire alla seconda metà del Cinquecento - il Sant'Efis sballiau , chiamato così perché presenta il segno della croce sul palmo della mano sinistra invece che su quella destra - poi la statua del Seicento che i fedeli portano in processione ogni anno il primo maggio e quella realizzata da Giuseppe Antonio Lonis verso la metà del Settecento.
Il Sant'Efisio proposto dalle due opere più recenti è vestito in modo diverso dal simulacro del Cinquecento: quest'ultimo indossa sandali e mantello che copre la spalla sinistra e ricade sul braccio sinistro e una tunica legata in vita lunga fino ai polpacci. Nella mano destra c'è la palma, simbolo del martirio. Le statue del Seicento e Settecento raffigurano un Sant'Efisio classico, vestito come un soldato romano: corazza, cintura, stivali e mantello, baffi e pizzetto come si usava in epoca spagnola.
Diversi anche gli sguardi: Sant'Efis sballiau guarda frontalmente in modo ieratico, quello del Lonis e del Seicento hanno lo sguardo rivolto verso il cielo, perso nella visione della croce.
Pietro Picciau