Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cagliari e il crimine:«Preoccupa Sant'Elia, favorita l'impunità»

Fonte: L'Unione Sarda
15 aprile 2014

 

Nelle città più grandi esistono quartieri particolarmente insofferenti ai regolari controlli delle forze dell'ordine, viste come nemiche e ostili. Così si creano situazioni difficili da gestire e, alla lunga, il rischio è che la criminalità si compatti e da minima cresca in dimensioni e pericolosità diventando organizzata. Cagliari ha 150 mila abitanti ma non è immune dal problema. Anzi.
È il secondo allarme che emerge dalle parole pronunciate dal procuratore capo Mauro Mura nel convegno “Anche la Sardegna è terra di agromafie?” organizzato ieri dalla Coldiretti in città: non solo possibili infiltrazioni mafiose nell'Isola, dunque, ma anche diverse difficoltà in un capoluogo composto da agglomerati urbani dalla particolare composizione sociale. La nostra terra «è caratterizzata dal non avere una struttura stabile del crimine», ha spiegato Mura durante il dibattito, però i «segnali non trascurabili» su una sua evoluzione evidentemente esistono. È il caso di Sant'Elia, rione periferico dalle «caratteristiche preoccupanti: un'organizzazione diffusa per favorire l'impunità di che vende droga e l'anonimato di chi acquista». Un circolo vizioso che alimenta il commercio criminale delle sostanze stupefacenti, mezzo di sostentamento di numerose famiglie la gran parte delle volte in difficoltà economiche. Chi è disoccupato e non trova lavoro, o neanche ha interesse a trovarlo, studia vie alternative e spesso si dedica a questo tipo di attività delinquenziale. Si innesca così una sorta di rete a sua tutela con l'omertà a farla da padrone: vedette a controllare gli accessi, i venditori ciascuno nel suo punto vendita, i clienti che sanno dove e a chi rivolgersi in un via vai regolare. E quando arrivano i controlli di polizia e carabinieri, costanti e ripetuti, scatta la rete di “solidarietà” e protezione del quartiere.
Così accade in tutti i nuclei abitativi socialmente “omogenei”. Non solo Sant'Elia, esempio principe di quanto accade in città (quartiere dormitorio, periferico, composto soprattutto da disoccupati che non trovano altro modo di sopravvivere se non spacciando), ma anche altri rioni quali San Michele, Is Mirrionis, Sant'Avendrace. Il rischio è che il controllo del territorio sia preda della delinquenza (accade anche in molte zone di Quartu Sant'Elena), che chi è deputato a garantire la sicurezza non riesca a contrastare sufficientemente il fenomeno (per scarsità di mezzi e insufficiente supporto da parte di chi governa) e che a quel punto possano impiantarsi «nuclei di possibile criminalità organizzata». L'allarme «non c'è», ha spiegato Mura: però sono tutti «segnali da valutare con attenzione. Microfatti significativi di qualcosa di nuovo». Qualcosa di nuovo e pericoloso.
Andrea Manunza