IL CASO. Legge sarda bocciata dalla Consulta. Oppus (Anci):
«La Giunta aiuti i Comuni»
Tendas (Oristano): sentenza grave. Erriu: troviamo soluzioni La Consulta boccia la legge sarda sui cantieri comunali. Risultato: i sindaci non potranno più assumere direttamente lavoratori a tempo determinato perché, anche sui loro contratti, incombe la tagliola del blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione.
In Sardegna è rivolta: i primi cittadini, soprattutto quelli dei piccoli Comuni, chiedono alla Regione di battere un colpo. E l'Anci, per voce del direttore Umberto Oppus , sollecita all'assessore agli Enti locali «un incontro urgente per studiare insieme le soluzioni». L'assessore Cristiano Erriu , che dell'Anci è il presidente uscente, comprende lo stato d'animo e dice: «Porte aperte ai Comuni sempre e uno studio approfondito sulle possibili vie d'uscita a prescindere. Partendo da un presupposto: le maglie sono sempre più strette e gli spazi d'azione ridotti per tutti, anche per noi. Purtroppo», prosegue Erriu, «con la sentenza della Corte Costituzionale, le assunzioni possono essere fatte soltanto attraverso fornitori di servizi come le cooperative. Tra l'altro, sulla somma complessiva a disposizione è obbligatorio versare allo Stato l'Iva, che non viene dedotta, riducendo il potenziale dei finanziamenti per le assunzioni. Le regole sono poi fortemente limitative relativamente agli innesti nella pianta organica. Di certo, la Regione non può più fare leggi in deroga in materia di finanza pubblica, perché rientra nelle competenze dello Stato».
Dal nord al sud dell'Isola si parla di «una situazione al limite, il classico caso in cui la legge non tiene conto del disagio». Il primo cittadino di Selargius Gianfranco Cappai ricorda che «con l'affidamento diretto si riusciva a dare sfogo a molte aspettative». Poi aggiunge: «Non entro nel merito della decisione della Corte Costituzionale. Trattandosi di una sentenza, va rispettata: ma è possibile che si tagli sempre senza tenere conto delle esigenze e della realtà?». Anche perché, come spiega il suo collega di Olbia Gianni Giovannelli , «assistiamo impotenti a un impoverimento impressionante che colpisce le fasce più deboli». Ancora: «I cantieri comunali davano dignità a chi ci lavorava. Ora occorre individuare forme alternative. Di certo non si può andare avanti così: le assunzioni sono bloccate, i fondi per l'assistenza ridotti. Negli incontri che a breve avremo con la Giunta Pigliaru proveremo ad affrontare anche questo problema. È fuori da ogni logica che lo Stato obblighi i Comuni all'efficienza e, dall'altra parte, non ci metta nelle possibilità di potenziare gli uffici». Guido Tendas , sindaco di Oristano, parla di «sentenza gravissima». Motivo: «Non solo perché gli organici risultano indeboliti», dice: «I piani per l'occupazione avevano colmato il gap del blocco delle assunzioni legato ai servizi nuovi e a quelli sguarniti. D'altro canto il malcontento cresce e qualcosa la Regione dovrà inventarsi».
Malcontento ai livelli di guardia soprattutto nelle zone interne. In Baronia, e per l'esattezza a Siniscola, il sindaco Rocco Celentano parla di «Comuni sempre più mortificati» e ormai relegati al ruolo «di gabellieri dello Stato». Una soluzione va trovata e subito anche secondo Gigi Littarru , primo cittadino di Desulo: «Il ricorso alle cooperative ci fa sottostare alle loro condizioni. E poi, rispetto a prima, dobbiamo pagarli, questi fornitori di servizi. Abbiamo 931 mila di avanzo di amministrazione che non possiamo spendere per il patto di stabilità. Ormai i Comuni sono diventati l'anello debole della catena: presto dovremo applicare Tares, Tasi e Iuc ai cittadini. E se scompariranno le Province dovremmo farci carico anche delle strade provinciali». Conclusione: «Siamo sotto il giogo dello Stato e anche della Regione. Anziché dall'alto, tagliano dal basso: sia a Cagliari che a Roma le zone interne non hanno alleati».
Lorenzo Piras