LA CITTÀ DIMENTICATA. Sorse nel '600 a Stampace sopra la cripta diventata rifugio aereo
Dal 1944 la chiesa di Santa Restituta è stata sede della Gioc
Per oltre mezzo secolo ha ospitato la Gioc, l'associazione di operai cattolici che dal 1944 allestiva giganteschi presepi e organizzava il carnevale cittadino: dal 2007 è vuota. La chiesa di Santa Restituta è sconsacrata e abbandonata al suo destino: non è sede di associazioni né un deposito, né luogo di ritrovo per i giovani di Stampace, quartiere dove sorge, sul lato sinistro della parrocchia di Sant'Anna sulla via che conduce alla chiesetta di Sant'Efisio, da giorni meta crescente di turisti e fedeli curiosi di seguire i preparativi della Settimana santa e della sagra del primo maggio. Proprio in questi giorni di pellegrinaggio verso la chiesa dedicata al martire protettore della città e dell'intera Sardegna, in tanti riscoprono Santa Restituta. Succede all'improvviso, voltandosi sulla sinistra mentre si percorre la stretta via Sant'Efisio. L'imponente e secolare Sophora Japonica , pianta monumentale che sembra gareggiare in altezza con la chiesa costruita nel XVII secolo grazie al lascito di un professore dell'Università di Cagliari, il protomedico del Regno di Sardegna Salvatore Mostallino, morto nel 1636. La scelta dei costruttori non fu casuale. Per edificare la chiesa si individuò un ambiente ipogeico (la cripta, aperta al pubblico), utilizzato sia dai punici che dai romani e, nei primi secoli del cristianesimo, sede di una chiesa rupestre. La tradizione popolare ha individuato nella cripta il luogo di prigionia e martirio di santa Restituta, madre di sant'Eusebio, vescovo di Vercelli.
LA SCELTA La ragione che spinse a edificare la chiesa sopra il carcere di santa Restituta fu una questione di potere. Il fermento religioso nel Seicento nell'Isola era imponente, e la disputa tra gli arcivescovi di Cagliari e di Sassari in lotta per contendersi il titolo di primate di Sardegna e Corsica fece il resto. La necessità di mostrare il primato di una diocesi sull'altra portò a finanziare scavi nelle necropoli e nei luoghi dove la tradizione popolare indicava il luogo di culto dei martiri. Il fine ultimo era ritrovare reliquie per affermare il primato della propria diocesi sull'altra. L'area prescelta fu ceduta nel 1637 dalla vicina parrocchia di Sant'Anna e i lavori della nuova chiesa furono conclusi nel 1640: conferma il particolare la data incisa sulla campana della chiesa.
LO STILE L'edificio è a navata unica con le volte a botte, ha tre cappelle laterali per lato. Il presbiterio è rialzato, un po' più piccolo dell'aula principale. La facciata ha un portale con architrave, sormontato da una lunetta spezzata e una finestrella circolare in linea (all'interno) con la galleria posta sopra l'ingresso.
Per circa sessant'anni la chiesa ha ospitato figure e mostri di cartapesta inventati da Pinuccio Schirra (storico fondatore della Gioc) e dai fratelli Tonino e Vittorio D'Angelo. L'associazione che curava il carnevale fu allontanata dalla chiesa e il presidente, inizialmente accusato per aver violato il Codice Urbani in materia di conservazione delle opere di grande rilevanza architettonica, fu poi assolto “perché il fatto non sussiste”. Il Genio civile fece opere di consolidamento tra il 1959 e il 1965 per rimediare ai danni causati alla chiesa dai bombardamenti del 1943.
LA CRIPTA Aperta e frequentata dai visitatori è invece la vicina cripta di Santa Restituta (rifugio aereo durante l'ultima guerra), gestita dall'associazione culturale Orientare. All'ingresso si firma il registro delle presenze e può iniziare la visita all'ipogeo in parte naturale e in parte scavato nella roccia. Numerosi reperti rinvenuti negli scavi degli anni Settanta. Il culto di santa Restituta (di origine africana) si deve proprio al ritrovamento delle reliquie (giunte in Sardegna nel V secolo) ritrovate in una olla di terracotta nel '600 nel corso degli scavi alla ricerca dei Corpi Santi.
Pietro Picciau