Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il voto dopo la peste del 1652

Fonte: L'Unione Sarda
11 aprile 2014

VERSO LA 358 SAGRA DI S. EFISIO 

I gesti e i passi, perfino i silenzi fanno parte dell’antica liturgia. I custodi degli onori da tributare a Sant’Efisio sanno quando intervenire e cosa fare ed è per questo che da giorni (in realtà potrebbe dirsi che i preparativi non hanno mai fine), nella chiesetta di Stampace intitolata al santo protettore della città e dell’intera Sardegna, accentuano le operazioni preliminari di allestimento perché tutto fili liscio il primo maggio. Le pie donne e gli uomini della Confraternita di Sant’Efisio (un tempo chiamata del Gonfalone) della vita e del martirio del condottiero di Diocleziano, avvenuto a Nora il 15 gennaio del 303, conoscono tutto e sono prodighi di informazioni ai fedeli e ai turisti che s’affacciano nella chiesetta. L’altra sera hanno fatto capolino a Stampace il nuovo Alternos (Giovanni Dore) e quello uscente (Filippo Petrucci) ed è stata l’occasione per riflettere sui motivi che hanno spinto la città ad affidarsi alla protezione del Santo. Nel 1600 la vita religiosa era viva: la chiesa esercitava un enorme influsso sulla popolazione e quando in città giunsero ordini religiosi, si diffusero anche le Confraternite laiche. Queste svolgevano attività caritatevoli e benefiche e onoravano i santi. L’Arciconfraternita del Gonfalone aveva sede nella chiesetta di Stampace (dal 1538) e proprio del martire Sant’Efisio i confratelli decisero di curare il culto. Quando nel 1652 in Sardegna si diffuse la peste (giunta, si narra, con le merci di una nave approdata a Porto Conte dalla Catalogna), questa portò la morte per quattro anni anche a Cagliari. La risposta a tanto dolore fu la preghiera e si chiese l’intercessione della Madonna di Bonaria e di Sant’Efisio, antico protettore di Cagliari. La Municipalità fece voto di onorare ogni anno il Santo. Promessa che si mantiene dal 1657. Pietro Picciau RIPRODUZIONE RISERVATA