Autista racconta: «Può capitare di rimanere tre ore consecutive alla guida»
Più di cento chilometri al giorno, oltre sei ore alla guida a una media di circa 20 chilometri all'ora. Per qualcuno sarebbe una punizione, per loro è un lavoro. Fare il conducente di un autobus non è una professione come tutte le altre. Lo stress è sempre ai massimi livelli fra passeggeri maleducati, automobilisti distratti, buche in strada, tempi di percorrenza da rispettare. Agostino Tumbarino ha 46 anni, guida il pullman dal 1992, ha visto di tutto. E racconta la sua vita professionale tra gioie e dolori. Anche se dalle sue parole si capisce che a lui il lavoro che fa piace.
LA RIVOLUZIONE Il Ctm, va detto, anche grazie al lavoro del presidente Giovanni Corona e del direttore Ezio Castagna, negli ultimi anni ha portato avanti un importante lavoro di riammodernamento dell'azienda. I bus sono di ottimo livello, i cittadini sanno esattamente (o quasi) a che ora passa il pullman in un determinato punto della città. Roba che vent'anni fa era considerata fantascienza. Ma alle spalle di questo servizio, sempre più apprezzato, c'è anche l'impegno quotidiano dei conducenti. Che solo per fare un esempio, se sono in ritardo sulla tabella di marcia (quasi sempre non per colpa loro) dovrebbero in teoria cercare di recuperare il tempo perso, ma allo stesso tempo rispettare rigidamente le norme del codice della strada. E soprattutto hanno dei percorsi obbligati. Non possono prendere una scorciatoia per arrivare prima al capolinea, o fare una manovra azzardata per guadagnare qualche secondo, come invece fanno tutti gli altri automobilisti.
LE ZONE PEGGIORI «Un tempo i quartieri dove era più pericoloso andare erano ben identificabili», spiega Tumbarino, «oggi invece non è più così. Forse sono diminuiti gli episodi di violenza fisica, ma è aumentata la maleducazione, soprattutto da parte dei ragazzini, e non c'è più un rione dove accadono più fatti incresciosi, possono accadere ovunque». E gli adulti non fanno nulla per migliorare le cose: «Quando mi permetto in pullman di dire a un giovane di comportarsi in modo rispettoso, intervengono altre persone per dirmi di farmi i fatti miei. Manca l'educazione di base, e i ragazzini considerano l'autobus sempre più un luogo di conquista, dove possono fare ciò che vogliono».
LE TELECAMERE Tumbarino non ha dubbi: le telecamere sono utili da una parte, ma possono creare problemi dall'altra: «Come deterrente per gli episodi di violenza vanno benissimo, anche se spesso mi è capitato di vedere giovanissimi salire nel bus con la birra e dopo averla bevuta fare i classici versacci maleducati, magari guardando anche la telecamera». E poi c'è la “road scan”, installata sul parabrezza per filmare gli incidenti e scovare gli automobilisti furbetti. «Non mi convince per nulla», spiega il conducente, «la nostra privacy in questo modo non è tutelata».
IL RUOLO DEL CONDUCENTE «Il nostro non è considerato un lavoro socialmente utile, eppure siamo pronti ad alzarci in qualsiasi momento per risolvere le situazioni intricate», dice tra l'altro l'autista. «Il problema è che gli utenti ci dovrebbero aiutare, e invece non fanno nulla. Certe volte noi siamo gli ultimi ad accorgerci di quello che sta accadendo all'interno del mezzo, perché siamo impegnati nella guida. Dobbiamo guardare davanti, stare attenti alla strada».
LO STIPENDIO Un autista può arrivare a prendere 1.500 euro al mese, qualcosa più qualcosa meno. Forse troppo poco rispetto alle responsabilità che ha: «Non è un problema dell'azienda dove lavoro, i conducenti guadagnano poco in generale», dice ancora Tumbarino. «Lo stress a cui siamo sottoposti è enorme, può capitare di rimanere tre ore consecutive alla guida». Se c'è da andare in bagno, in teoria l'autista ha diritto a fermarsi in qualsiasi punto, mettere in sicurezza il mezzo e recarsi al servizio più vicino: «Ma in pratica non lo facciamo mai, aspettiamo di andare al capolinea». Solo che può passare anche un'ora.
LE BUCHE Le strade sono un capitolo a parte. «Un disastro», spiega l'autista, «sono spesso costretto a fare gimkane per evitare le buche, è ovvio che c'è chi ne risente anche fisicamente. La strada è il biglietto da visita della città, le amministrazioni comunali negli ultimi vent'anni non hanno puntato sulla viabilità, e hanno sbagliato». E quando il bus “traballa”, sono immediate le proteste dei passeggeri nei confronti dei conducenti, considerati i “colpevoli”. «Ma in Comune, in tutti questi anni, di sicuro non ci siamo stati noi».
Piercarlo Cicero