dal primo aprile
ROMA Il governo tira dritto sugli stipendi dei manager: il tetto di 238mila euro parametrato sul compenso del capo dello Stato «non mi sembra una cifra banale», dice Renzi da Vinitaly. È «inaccettabile», aggiunge, l’aumento delle retribuzioni dei dirigenti pubblici ed è «sacrosanto» mettere un tetto agli stipendi; e a chi paventa una fuga nel privato il presidente del Consiglio replica secco: «Vai nel privato? Ce ne faremo una ragione». Intanto già dal primo aprile i compensi dei manager delle società non quotate, direttamente o indirettamente controllate dal Tesoro, sono soggetti al tetto definito dai precedenti governi sulla base allo stipendio del presidente della Corte di cassazione. I limiti non riguardano però Enel, Eni, Finmeccanica, in quanto società quotate e nemmeno Ferrovie, Cdp e Poste che emettono comunque bond. Anche se un taglio è previsto anche per tutte queste società in quanto con il “decreto del Fare” è stato introdotto l’obbligo per le società controllate dalle pubbliche amministrazioni ed emittenti strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati una sforbiciata del 25% in occasione dei rinnovi degli organi consiliari. Gli stipendi di fatto sono distinti in tre fasce per gli a.d. delle società controllate dal Mef, classificate per complessità in base a valore della produzione, investimenti e numero di dipendenti. Per ciascuna fascia è stato fissato un limite: per gli amministratori delle società della prima fascia il tetto è pari al 100% del trattamento economico del presidente della Cassazione (311.658,53 euro lordi); per la seconda fascia il tetto è all’80%; per la terza fascia al 50%. In attesa dei rinnovi delle cariche perciò ci si può fare un’idea dei livelli di partenza delle retribuzioni censite dal Tesoro per il 2012, sapendo che in alcuni casi il tetto dei 300mila euro nelle aziende non quotate è già stato introdotto su base volontaria o meno in base al tetto introdotto per legge. Lo stipendio che ha fatto più discutere perché difeso a spada tratta dal diretto interessato è stato quello da 873.666,03 euro dell’ad di Fs, Mauro Moretti. Il presidente della stessa società, Lamberto Cardia è stato remunerato sempre nel 2012 secondo il sito Mef con 300mila euro, più del collega Franco Bassanini della Cdp (280mila), ma molto meno di Giovanni Gorno Tempini, ad della stessa Cassa che ha incassato 1,035 milioni. A guidare la lista tra le aziende a partecipazione pubblica non in Borsa c’è la guida operativa di Poste, Massimo Sarmi, con oltre 2,2 milioni per le doppie cariche di ad. e d.. Al suo presidente, Giovanni Ialongo, sono andati comunque oltre 900 mila euro. Lo stipendio del nuovo presidente di Finmeccanica Giovanni De Gennaro, pur essendo il gruppo quotato, rientra invece nel tetto dei 300mila euro previsto per i compensi dei manager previsto dal decreto Salva Italia. A stabilirlo è stato il Comitato per le remunerazioni del gruppo nell’ambito della nuova politica di moderazione dei costi e degli stipendi.