MUSEO ARCHEOLOGICO. Luci e ombre di un successo senza precedenti
Audioguide e brochure? «Ci stiamo lavorando»
Brochure? Cataloghi? Audioguide? Inutile chiedere, in biglietteria: «Speriamo arrivino per Pasqua», si stringe nelle spalle l'addetto, con un sorriso cortese.
C'è una mostra dai grandi numeri, a Cagliari: i Giganti di Monte Prama hanno attirato 14mila persone in 17 giorni. Tanti turisti stranieri, ma anche cagliaritani, molti dei quali si concedono volentieri il bis. Nonostante non sia stata predisposta una campagna promozionale adeguata alla portata dell'evento, ne hanno parlato giornali come The Guardian e Independent. L'esposizione, divisa tra primo e terzo piano del museo archeologico nazionale, alla Cittadella, in Castello, e museo civico di Cabras, può diventare un punto di eccellenza nell'offerta turistica della Sardegna per questo 2014, partendo da Pasqua, passando per il ponte del 25 aprile e la sagra di Sant'Efisio, fino ad arrivare dritto dritto all'estate. Potrebbero essere i nostri Bronzi di Riace: meraviglie che «valgono il viaggio». Eppure.
LA VISITA Attesa da anni (le statue sono state fatte a pezzi millenni fa, probabilmente da popoli invasori, e il restauro ha richiesto di riassemblare un puzzle di circa 5.200 frammenti), la mostra dà l'impressione di aver aperto i battenti prima che tutto fosse messo a punto. Su Facebook, dove a “I Giganti” è stato intitolato un profilo da personaggio pubblico, ci sono utenti che hanno raccontato disservizi epocali, tra addetti svogliati e sgarbati e caos sul prezzo del biglietto: nulla di tutto questo, ieri mattina. Il percorso, all'Archeologico, è molto suggestivo. I reperti (non solo pugili, arcieri e guerrieri in calcare, tutti alti oltre due metri anche se sempre mancanti di qualche pezzo, ma anche splendidi modellini di nuraghi) sono accompagnati da brevi schede illustrative in due lingue (italiano e inglese), a volte messi a confronto con i più noti bronzetti nuragici che raffigurano gli stessi soggetti. Una coppia britannica, 35-40 anni, abbracciata, esplora le riproduzioni in 3D navigabili con un sistema touch screen messo a punto dal Crs4: suggestivo e spettacolare. E volendo, spiega una cortesissima archeologa all'ingresso, si può richiedere una visita guidata: ma occorre prima costituire un gruppo sufficientemente nutrito («Le scolaresche e i loro accompagnatori non pagano - precisa - così come chi ha più di 65 anni»).
APPROFONDIMENTI A mancare, però, è quel “di più” di informazione che servirebbe a chi desidera approfondire il discorso: un sistema di audioguide, magari anche attivabile per gli smartphone (per esempio col sistema QrCode), un catalogo da portare a casa per studiare, capire, inserire in un contesto più grande ciò che si è visto, ma anche solo una brochure, una cartolina. Niente di tutto questo, purtroppo. E il catalogo, vogliamo scommettere?, sarebbe anche stato una bella fonte di ricavi ulteriori: vuoi che qualcuno, sui 14 mila visitatori di questi primi giorni di mostra, non se lo comprasse?
IL DIRETTORE «Ci stiamo lavorando», spiega con pazienza il direttore del museo, Donatella Mureddu. Sì, ma non si poteva lavorarci prima, in modo che tutto fosse pronto per tempo? «Eh, avevamo tempi strettissimi. E quelli della pubblicazione sono sempre un po' più lunghi. C'è un grande lavoro, dietro i cataloghi delle due mostre», “Giganti di Monte Prama” e “L'isola delle torri”. Quanto alle denunce sul caos biglietti e il personale svogliato, la Mureddu replica che «non sono vere: anche nei primi due giorni il personale è riuscito a far fronte a un afflusso eccezionale, permettendo a circa 5.500 di visitare la mostra».
Marco Noce
Le tappe
Quarant'anni
di attesa
per vederli
C'erano appassionati di archeologia che li aspettavano con ansia da anni, i Giganti. La loro lunga reclusione nel centro per il restauro di Li Punti, a Sassari, motivata dalle esigenze scientifiche di un lavoro complicato, cominciato nel 2005 e durato sei anni, ha alimentato dubbi e sospetti degni della migliori teorie del complotto.
Il ritrovamento dei primi reperti a Monte Prama, Cabras, risale a quarant'anni fa: 1974. Capitò a un agricoltore, Sisinnio Poddi. Da allora si sono susseguite varie campagne di scavi, poi anni di pazienti restauri per riassemblare i poco meno di 5.200 frammenti recuperati: busti, teste, braccia, torsi, gambe di pugili, arcieri, guerrieri, più splendidi betili e modelli di nuraghi. I primi reperti furono esposti a Cagliari già nel 1974. Una seconda esposizione si ebbe nel 1993. Ma è negli anni successivi che la curiosità attorno ai Giganti è cresciuta. Tre anni fa fu aperto al pubblico il centro del restauro di Li Punti: decine di migliaia di visitatori.
Ora questa mostra, divisa fra Cagliari e Cabras, dove è montato un movimento d'opinione che reclama il diritto del territorio a ospitare tutte le statue. Per il momento resteranno esposte a Cagliari fino a quando Cabras non avrà a disposizione un museo adeguato a ospitarle: a quel punto la gran parte andrà lì e qui ne resteranno alcune, destinate a trovare casa nel museo regio di piazza Indipendenza, ora in fase di ristrutturazione, che avrà una sala dedicata alla scultura in pietra. (m. n.)