Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Solo tagli alla spesa per abbassare l’Irpef

Fonte: La Nuova Sardegna
8 aprile 2014

Oggi l’esecutivo vara il Def. Delrio: coperture a 6 miliardi. E Renzi promette sorprese sugli stipendi dei manager


ROMA Caccia fino all’ultimo minuto alle risorse per il taglio dell’Irpef. Il governo è alle prese con la definizione dei capitoli con i quali coprire il maggior sconto di 80 euro per i lavoratori dipendenti a reddito medio basso. Che arriverà tra una settimana. «Abbiamo trovato tutte le coperture», annuncia al Tg1 il sottosegretario Graziano Delrio. E, in base agli ultimi calcoli, la spending review consentirebbe di raggranellare fino a 6 miliardi. Alcune indiscrezioni indicherebbero che le risorse si fermerebbero ad una soglia di 3,6 miliardi, contro i 6,6 miliardi necessari per l’operazione così come ipotizzato. Ma - assicurano a Palazzo Chigi - risorse arriverebbero per questo anche dall’Iva da versare per chi incassa i pagamenti Pa e da altre fronti. Il testo è praticamente pronto anche se le ultime limature potrebbero arrivare persino nel corso del Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio. «È ormai a buon punto», ha voluto appositamente sottolineare il premier, Matteo Renzi che ha tenuto incontri, contatti e telefonate continue tra Tesoro e Palazzo Chigi. Nel testo di oggi non appariranno i dettagli dei tagli, ma solo le macro cifre. Il Def delineerà il Piano nazionale delle riforme e le indicazioni fondamentali sulla politica economica del governo, con la volontà dunque di tagliare il cuneo fiscale a favore dei lavoratori, con l’obiettivo di coprire tutta l’operazione con i tagli di spesa e di ridurre l’Irap a favore delle imprese trovando le coperture nell’aumento delle rendite finanziarie. Viene delineata anche la linea di privatizzazioni per ridurre il debito e l’ammontare, circa 20 miliardi, di pagamenti della Pa che saranno accelerati grazie alla Cdp. Di sicuro, ha assicurato Renzi, la spending review partirà da un taglio degli stipendi dei manager pubblici. Una mossa altamente popolare che sarà annunciata ufficialmente oggi dal premier («Vedrete, sarete contenti», ha anticipato) e sulla quale nessun ministro intende al momento pronunciarsi. Secondo indiscrezioni, i nuovi tetti dovrebbero attestarsi a 270mila euro per i vertici (stesso livello del presidente della Repubblica), 190mila per i capi dipartimento, 120mila euro per i dirigenti di prima fascia, 80mila per quelli di seconda. Il taglio sarebbe comunque progressivo per tutti i redditi sopra i 70mila euro con un risparmio a regime di circa 700 milioni l’anno. Altro capitolo al centro dell’attenzione del commissario Carlo Cottarelli, ieri faccia a faccia con Renzi come del resto anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sarà quello della Sanità. Il ministro Beatrice Lorenzin insiste a non voler parlare di tagli ma di risparmi da reinvestire nel sistema sanitario nazionale. Si tratterebbe di 10 miliardi in 3-4 anni. Ci sono poi da considerare i probabili tagli alla difesa e al ministero degli Esteri (che ha già annunciato la soppressione di 4 ambasciate si prepara ad altre misure simili), oltre alla cancellazione o alla riforma degli enti «inutili», di cui Renzi fa un vero vanto (dal Cnel all’Aci alla Motorizzazione Civile, ma nelle slide di Cottarelli apparivano anche l’Aran, l’Isfol, l’Autorità di controllo dei contratti pubblici e l’Enit). Ogni taglio ha però un costo, quanto meno politico. L’idea per esempio di abolire le Camere di commercio ha già sollevato polemiche trasversali. Il tutto per assicurare a 10 milioni di italiani 80 euro in più in busta paga a partire dal mese prossimo. Quello che però ancora si sta studiando è la curva delle detrazioni, ovvero su quale fascia di reddito concentrare il taglio maggiore e dove partire quindi con il decalage. Altro nodo aperto rimane anche quello dell’Irap. Il taglio potrebbe essere quest’anno del 5% per andare a regime, salendo al 10%, a partire dall’anno prossimo. Tutto dipenderà dalle entrate assicurate dall’aumento delle rendite finanziarie che dovrebbero appunto compensare il taglio. Infine i numeri macroeconomici: la crescita si dovrebbe fermare quest’anno allo 0,8%, il rapporto deficit-Pil tra il 2,5% e il 2,6%. Sul debito l’intenzione è di rinegoziare con l’Ue i tempi per il piano di rientro.