Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

In tavola la solidarietà è servita

Fonte: L'Unione Sarda
7 gennaio 2009

Nella casa di riposo di Terramaini una giornata particolare per nuovi e vecchi poveri

Oltre seicento persone al pranzo organizzato dal Comune

A tavola tanti cagliaritani ma anche stranieri, senegalesi, ucraine e le famiglie rom.
«Sono domiciliato in viale Fra' Ignazio», racconta Roberto (il cognome, in certe occasioni, è giustamente vietato). Lui, ragazzone di una trentina d'anni, è stato portato dagli strani casi della vita a eleggere domicilio in viale Fra' Ignazio, nel dormitorio gestito dalla Caritas, per intendersi. Un povero, dunque. Ma solo di denaro, non certo di dignità. E non sono povere di dignità neanche tutte le altre centinaia di persone che, ieri mattina, si sono ritrovate alla casa di riposo di Terramaini per il “pranzo della solidarietà”, organizzato dal Comune.
I PARTECIPANTI C'è chi ha indossato, per l'occasione, sa bistimenta (l'abito della domenica); chi, con grande dignità, non ha esitato a porgere il vassoio al vicino di tavolo, pur avendo ancora fame. Perché, inutile nascondersi dietro un dito, anche nella civilissima e avanzata Europa, c'è ancora chi non riesce a organizzarsi un pasto decente ogni giorno. «Vuole un po' d'agnello?», chiede un silenzioso uomo all'ex tossico seduto a fianco. Sì, lo vuole. Ma, per sua fortuna, da quelle parti arriva un altro vassoio. In fondo, la gentilezza è stata premiata.
IL PRANZO C'è chi mangia pensando che, domani, forse dovrà accontentarsi di un panino. Ma, almeno questa volta, prova l'emozione di consumare un pranzo normale. Anzi, più che normale: antipasti di terra con salumi e formaggi ma anche di mare con un'insalata di polpo, gustosi malloreddus alla campidanese, agnello e gamberi per secondo, mandarini e panettone finale. Ci sono anche le bibite prodotte dalla più nota multinazionale del mondo e, addirittura, la birra (analcolica, visto che in tanti sono finiti nel mondo del disagio proprio per colpa dell'alcol). Un pranzo vero al quale hanno preso parte circa seicento persone. «Abbiamo servito», dice con orgoglio l'assessore alle Politiche sociali Anselmo Piras, «620 pasti». E i bambini (purtroppo tanti) possono lasciare Terramaini con il dono che la Befana ha portato loro.
LE STORIE Un giorno diverso per tante persone che, per una ragione o per l'altra, si sono ritrovate a vivere ai margini della società. Praticamente una sorta di Onu del disagio: ci sono i senegalesi che si sono presi il “giorno libero” per essere presenti a questo pranzo; quelle badanti ucraine rimaste per qualche ora senza anziano da assistere; intere famiglie rom. E, naturalmente, tanti, tantissimi cagliaritani: quelli che hanno bruciato capitali economici (e di affetti) nella droga o nell'alcol; quelli che hanno avuto la sfortuna di incappare in problemi giudiziari; anche quelli che si sono rovinati all'inseguimento di un amore impossibile. Fanno capolino anche alcuni di quei precari che, per mesi, hanno assediato il Comune nella speranza di ottenere un posto di lavoro. Sono lì, raccontano, per assicurarsi che gli impegni presi nei loro confronti dagli amministratori vengano davvero rispettati. Ma perché non approfittare di un pranzo invitante?
IL CASO È un tuffo in realtà che passano assolutamente inosservate nella vita di tutti i giorni. Storie che dimostrano un fatto: il disagio può essere universale. «Io», racconta Mario, cinquantun anni di cui tanti spesi tra alcol e droga, «ho cinque figli: uno di questi fa lo skipper. Nella mia vita ho bruciato tante occasioni: per sette anni, sono stato anche un dipendente comunale. Ma ho perso tutto». La confessione è impietosa. «Colpa mia. Sono stato anche in carcere, sia in Germania che in Italia. No, non per storie di droga. La maggior parte delle condanne sono state per oltraggio. Ora, dopo 25 mesi di comunità, sono pulito. Ma vorrei un aiuto: magari qualche euro per potermi affittare una stanza e un posto di lavoro». E i figli? «Loro conoscono la mia situazione ma a me non piace chiedere niente».
LA GIORNATA Un giorno diverso per queste persone. Ma anche per chi si occupa di loro. Come la superdirigente Ada Lai o la responsabile dei servizi sociali Angela Lai. Lei, in particolare, rappresenta quel filo sottile che lega il mondo del disagio alla cosiddetta normalità: stringe mani, sorride, parla con tutti. Quasi una mamma per molte di queste persone. Ma anche il sindaco Emilio Floris stringe molte mani, questa è forse l'unica volta nella quale questa gente può incontrarlo. Una giornata particolare anche per il candidato alla presidenza della Regione Ugo Cappellacci (e l'eurodeputata Maddalena Calia) che fa passerella elettorale. Per lui oggi comincia la campagna, per loro, invece, è un altro giorno nel quale combattere il disagio.
MARCELLO COCCO

07/01/2009