Abolite le Province: arriva il sì definitivo Il testo del ddl Delrio è stato approvato a Montecitorio con 260 sì, 158 no e 7 astenuti. Per Cagliari città metropolitana serve una legge della Regione
Rush finale in Aula alla Camera per votare il ddl Delrio sulle province, dopo l'approvazione a Palazzo Madama. Ora è legge: l'assemblea di Montecitorio ha dato il sì definitivo al provvedimento che le abolisce. Il testo è stato approvato con 260 sì, 158 no e 7 astenuti.
Contro il ddl Delrio hanno votato Fi, M5s, Lega, Sel e Fdi. Durante la votazione più volte il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha urlato "Golpe! Questo è un golpe! Votiamo compatti no". Dopo il voto, dai banchi del Pd si è levato un applauso. Si tratta della prima riforma del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
La riforma - Con le "disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni", senza correzioni rispetto al testo votato dal Senato, si ridisegnano confini e competenze dell'amministrazione locale in attesa della riforma del Titolo V della Costituzione. Con il via libera al provvedimento le Provincem infatti, non vengono cancellate (serve un ddl di riforma costituzionale che ha già ottenuto la procedura d'urgenza per essere esaminato dal Senato) ma riordina le competenze degli enti locali in attesa che le Province vengano soppresse. Arrivano intanto le città metropolitane e le unioni tra Comuni. Le città metropolitane sono nove: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria, alle quali si aggiunge Roma Capitale a cui è dedicato un capitolo a parte del provvedimento visto il suo status di capitale. A queste si aggiungono le città metropolitane istituite conformemente alla loro autonomia speciale dalle regioni Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Sardegna ossia Trieste, Palermo, Catania, Messina, Cagliari.
Le Province diventano enti territoriali di area vasta, di secondo grado, e dal 2015 le Città metropolitane subentreranno alle province omonime, e il sindaco metropolitano sarà il sindaco del comune capoluogo. La Città metropolitana disporrà di un consiglio metropolitano eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della città metropolitana.
Il presidente della Provincia verrà eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia e durerà in carica quattro anni. Il relativo consiglio, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni della Provincia, sarà composto dal presidente della Provincia e da un numero di consiglieri variabile tra le sedici e le dieci unità sulla base della popolazione. Tra gli organi della Provincia è prevista anche l'assemblea dei sindaci. Le competenze provinciali vengono trasferite a Regioni e Comuni. Presidenti e consiglieri provinciali non riceveranno alcun compenso extra rispetto a quello percepito in quanto primi cittadini dei rispettivi Comuni.
Boschi: "Nessun ultimatum, ma ora bisogna accelerare" - "Pur nel doveroso rispetto del confronto e dei cambiamenti che queste nostre riflessioni possono apportare al testo, c'è una consapevolezza: c'è una urgenza. Nessuno vuole dare ultimatum, ma stimolare una accelerazione", ha affermato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, in audizione al Senato.
E ha aggiunto: "L'accordo" sulle riforme "è stato siglato da Silvio Berlusconi come capo dell'opposizione e che ha confermato la sua adesione nei giorni scorsi. Se in Forza Italia ci sono posizioni diverse, credo che troveranno una sintesi". E ancora: "Sul Senato elettivo al momento non ci sono spazi".
Le reazioni dei politici sardi ""Siamo arrivati a un passo dall'approvazione della norma che avrebbe consentito di ottenere fin da subito la rappresentanza della Sardegna al Parlamento europeo, ma governo e maggioranza hanno assunto un impegno chiaro, che verificheremo nelle prossime settimane: calendarizzare rapidamente la proposta di legge, che prevede l'istituzione del collegio Sardegna, a prima firma Francesco Sanna e sottoscritta da tutti i parlamentari sardi del PD, e che offriremo al sostegno dei deputati di ogni schieramento. ". Lo dichiarano Marco Meloni e Francesco Sanna, deputati del Partito Democratico, dopo l'esame in commissione dei loro emendamenti, bocciati - come uno analogo presentato dal Movimento 5 Stelle - per pochi voti. "A questo punto dobbiamo concentrarci su due obiettivi immediati: il governo si è impegnato a sostenere un nostro ordine del giorno che supporti una interpretazione dell'attuale legge che consenta di attribuire tutti i seggi attribuiti alla circoscrizione di cui fa parte la Sardegna.Significherebbe ottenerne due in più rispetto al 2009, e favorire dunque l'elezione di una rappresentanza sarda all'Europarlamento. Per noi Sardi si tratta di un diritto che - ne siamo certi - potrà essere garantito già alle prossime elezioni del 25 maggio con una candidatura forte e autorevole del Partito Democratico".