Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un’ amara risata L’arte al tempo del grande Goldoni

Fonte: La Nuova Sardegna
4 aprile 2014


Il regista Roberto Valerio racconta lo spettacolo
in scena lunedì e martedì al Comunale di Sassari


 


di Roberta Sanna

CAGLIARI «”L'Impresario delle Smirne” è una commedia sul mondo teatrale che dietro leggerezza e risate ha un fondo amaro: la condizione di lavoro degli artisti.Oggi addirittura peggiorata dai tempi di Goldoni». Roberto Valerio, tra i più interessanti attori e registi della nuova scena è fino a domenica al Massimo con lo spettacolo in replica lunedì e martedì alle 21 al Comunale di Sassari. «Non ho operato alcun intervento sulla lingua – dice il regista – amo il meraviglioso arzigogolato linguaggio di Goldoni. Senza rendere la commedia contemporanea ci siamo avvicinati ai nostri tempi portandola negli anni del dopoguerra. Nel mondo dell'avanspettacolo, degli artisti affamati in cerca di scritture. L'intervento è sulla struttura, perché Goldoni si rifaceva alle compagnie di opera lirica, e dal un punto di vista drammaturgico il primo e secondo atto sono fusi uno dentro l'altro».

Cosa coglie il pubblico odierno? «È una storia di disgraziati, gente senza lavoro che vive il sogno di diventare ricco e famoso. Questo ci appartiene, oggi che precari non sono solo gli artisti e molti vivono l'illusione di una botta vincente, al superenalotto o altro. La vicenda continua a parlarci, così come l'epoca dell'avanspettacolo ci appartiene ancora. Le due cose fanno cortocircuito». Perché le interessano i classici? «Mi interessa fare operazioni su classici che possano essere rivisitati perché hanno temi universali. Mettere in scena un contemporaneo non vuol dire fare uno spettacolo contemporaneo. Anzi, spesso si può fare datato. L'importante è che parli alle persone in sala in quel momento. Io recito quasi sempre nei miei spettacoli, amo seguire replica dopo replica, capire come si cresce e cambia a contatto con i vari pubblici». Il teatro è in crisi? «A quarantaquattro anni sono relativamente giovane per il teatro, ma decisamente ottimista. Qui andiamo in scena con nove attori, in controtendenza con monologhi o testi a due che imperano oggi. Nei momenti di crisi ci deve essere un ricambio generazionale, d'idee. E le idee di qualità e la speranza sono vincenti».