Una situazione contraddittoria, c'è pure il rischio idrogeologico
Si attende dal 1996. Una cosa semplice ed essenziale: l'Anagrafe dell'edilizia scolastica in Italia. Non c'è ancora. Difficile immaginare un programmaprogramma di interventi sulla scassato panorama del mattone didattico - 1499 edifici in Sardegna con una media di 148 alunni per caseggiato - senza un quadro chiaro e completocompleto. E infatti non c'è neppure il programma. Di investimenti si favoleggia ogni anno e quest'anno più degli altri, ma il caos - diciamo la dispersione a tutti i livelli - dell'istruzione nazionale fa capire che rifare e potenziare sarà un'opera immane. A dispetto dei tre miliardi e 700 milioni “per la manutenzione e la messa in sicurezza degli edifici” annunciati dal governo Renzi. E dai 30 milioni, che alla fine diventeranno cento, previsti in Sardegna dalla Giunta Pigliaru.
Ma da cosa si parte nell'Isola? QualQual è la situazione? «Pessima», si dice genericamente. «Allucinante», dopo i crolli e i cedimenti nei licei di Cagliari (Dettori) e di Sassari (Azuni) e le ferite messe a nudo dall'alluvione nella zona di Olbia. È in gran parte è vero, ma scava scava si scopre che «non è tutto da buttare», dice l'ex assessore regionale Maria Antonietta Mongiu. Un buon punto di osservazione è sicuramente il XIV Rapporto di Legambiente per il 2013. Prima istantanea: anche nell'Isola “ripartono gli investimenti ma non la programmazione”. L'Ecosistema Scuola stilato dall'associazione raccoglie le cifre di tutti gli istituti di proprietà dei Comuni. Quest'anno avrebbe voluto elaborare anche anche quelli delle Provincie (a cui fanno capo le superiori) ma sono arrivati incompleti o non sono arrivati. E una cosa è sicura: “Le condizioni di questi edifici in Italia sono più allarmanti di quelli emersi dall'analisi delle scuole di proprietà comunale». La percentuale di costruzioni prima del 1974 è intorno al 65 per cento e per quasi il 60 servono interventi urgenti di manutenzione. Colpa dei tagli e del Patto di stabilità. E bisogna capire chi governerà il settore: «Resteranno agli enti intermedi» che sostituiranno le Provincie, assicura Renzi. Sempre sul fronte dati (per ogni ordine e grado) c'è poi, in generale, il caso Oristano, da cui arriva ben poco (meno della metà di quelli necessari). Insufficiente per entrare nel rapporto. In buona compagnia, precisa Legambiente, «per esempio con Roma». Forse da qualche parte «manca un'efficace vigilanza sul patrimonio edilizio». O forse «non abbiamo ricevuto nessuna richiesta. Non noi, almeno», replica l'assessore provinciale Serafino Corrias. Mistero.
In sintesi estrema, la Sardegna, nella zona Cagliari-Nuoro-Olbia-Sassari, ha un patrimonio giovane rispetto alla media nazionale. La maggior parte degli edifici (il 56 per cento) è stata realizzata tra il 1975 e il 1990. Lo 0,6 risale al secolo scorso e il 24,4 all'epoca 1941-1974. Solo il 5,4 è stato realizzato dal 2001 al 2012. Tutto questo è un bene e un male, secondo Vanessa Pallucchi di Legambiente. La “giovinezza” è l'effetto di «una scolarizzazione più tarda», ma sicuramente con “una minore esigenza di manutenzionemanutenzione”. Vero però che «il nuovo è poco sostenibile dal punto energetico». In altre parole, «l'edilizia degli anni Settanta non è stata il massimo». Se non altro per il 94 % gli edifici sono nati proprio come scuole e, per la stessa percentuale, sono dotati di giardini o aree verdi.
Contraddittorio invece il quadro della manutenzione, punto cruciale: sostanziosa negli ultimi 5 anni (77,2 per cento contro una media nazionale di 56,2), ma con una media degli investimenti sotto quella nazionale nel 2012. Addirittura incomprensibile, se non con l'immancabile mannaia del Patto di stabilità, il dato della manutenzione ordinaria: nel giro di un anno si è scesi da una media di investimento (a edificio) di 23.522 a 2555 euro. Molto meno rispetto anche al 2009 e al 2010. Ma per Legambiente servono interventi urgenti nel 28,7 % degli edifici, meno della media nazionale. In valori assoluti, e qui vale la considerazione del dossier per il Programma Scuole messo a punto dall'Ance Sardegna, «la spesa rapportata all'età di costruzione è molto bassa». Con un altro dato preoccupante: 67 edifici sono a rischio idrogeologico. Secondo la Cisl, per quasi il 40 % degli edifici scolastici c'è l'assoluta necessità di manutenzioni straordinarie. Insomma, i dati convergono: l'edilizia scolastica sarda è perlopiù un prodotto degli anni '70, l'attenzione delle istituzioni scende e i rischi crescono. Ma se si fa il paragone con la Sicilia, «i passi in avanti sono evidenti», dice Vanessa Pallucchi: «Si sta tentando di invertire il trend». Semplicemente, non basta. L'obiettivo non è una sorta di primato fra gli ultimi.
RobertoRoberto Cossu