Spettacolo e Cultura
Sembra quasi una fiaba: sette bambini autistici che diventano burattinai, e si esibiscono al Teatro Lirico di Cagliari, nell’opera “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofiev. Maneggiano i loro personaggi come esperti, recitando anche le battute con l’abilità di attori, sotto la guida di un maestro famoso in tutto il mondo: Mauro Sarzi. Invece è il risultato di un anno di lavoro, con la collaborazione della Onlus “Human Ars e le Mani dei Sarzi”, il Centro per lo studio dei disturbi pervasivi dell’Ospedale Brotzu di Cagliari, e ovviamente il Teatro.
Una “prima” a livello mondiale, in occasione della Giornata mondiale dell’Autismo. “Un progetto che ha anche l’alto patronato del Presidente della Repubblica – racconta mauro Meli, sovrintendente del Teatro – questo è un momento davvero bello e emozionante”. Sarzi poi non ha quasi bisogno di presentazioni: proveniente da una famiglia di burattinai da 5 generazioni ha alle spalle decenni di carriera, si è esibito in tutto il mondo, ha collaborato con artisti come Gianni Rodari e insegnato all’università. Ma forse il suo risultato più importante è quello di oggi.
Tutto è iniziato un anno fa, quando la Human Ars ha organizzato un primo spettacolo a cui i bambini hanno partecipato da spettatori. Fu un successo straordinario: la tappa successiva è stata coinvolgere gli autistici cosiddetti “ad alta funzionalità”, nella rappresentazione. Un anno di lavoro, in cui anche i musicisti del Lirico hanno partecipato, recandosi all’ospedale e mostrando ai bambini ogni segreto dei loro strumenti.
E chi ha un figlio autistico comprende bene l’importanza dei risultati raggiunti: “Il loro più grande problema è riconoscere le emozioni, ma anche solo guardarsi negli occhi può essere difficile – spiega Mauro Doneddu, direttore del Centro – l’arte insegna a interpretare le espressioni. Educa alla finzione e alla rappresentazione delle emozioni. Le favole poi, con i loro stati d’animo elementari sono perfette, e anche la musica gioca un ruolo importante, perché ogni strumento rappresenta un personaggio e il suo carattere”.
“Pensate che due dei bambini prima non riuscivano neanche ad andare al cinema, perché erano terrorizzati dai rumori improvvisi – rivela Sarzi – guardate ora che progressi straordinari hanno fatto”. Sarzi ci tiene comunque a ringraziare tutti, “i tecnici, l’orchestra, il maestro Alessandro Agostini, l’equipe dell’ospedale, ma anche Mario Silvetti, già primario di Pediatria, il primo ad avermi permesso anni fa di lavorare con i bambini”. Purtroppo il numero delle persone affette da questa patologia è in costante aumento: secondo una ricerca americana ogni 68 bambini ne nasce uno autistico; e al Brotzu ne sono seguiti ben 1800. “La strada da prendere – continua Doneddu – è la diagnosi precoce, per poter intervenire sul disturbo il prima possibile”. Resta anche il problema degli autistici adulti: “noi seguiamo i pazienti più grandi – precisa Doneddu – per accompagnarli nell’inserimento lavorativo e sociale”.
“Siamo stati negli Stati Uniti l’anno scorso – racconta Sarzi - e abbiamo avuto riscontri entusiastici, con grande interesse da parte dei ricercatori”. Dopo la breve presentazione, l’opera può cominciare. Il mondo di “Pierino e il Lupo” è fatto di figure minimali, realizzate in modo semplicissimo con la carta, e tutte bianche. Ma gli occhi sono enormi, e le espressioni curatissime. Ognuno dei bambini ha la sua parte, e Sarzi interpreta il Nonno: inutile dire che ciascuno ha interpretato il ruolo perfettamente, recitando con convinzione e spontaneità, come in un gioco. Ad assistere non c’erano solo i genitori, ma anche un folto pubblico di bambini da varie scuole, e le telecamere della tv: e non pochi si sono commossi, mentre tributavano ai piccoli artisti un lunghissimo applauso. Adesso inizia un tour: il 7 e l’8 Aprile lo spettacolo sarà a Elmas, mentre venerdì 10 e sabato 11 ritornerà al Lirico. I posti sono già tutti esauriti, ma il 4 Aprile ci sarà un’esibizione a ingresso libero proprio al Brotzu, preso la pediatria alle 16.00. “Sono i bambini ad averlo chiesto, per stare vicini a un amico che sta poco bene” – spiega Sarzi.