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Immigrati e Zedda a confronto: "Noi tagliati fuori dallo sport". E mancano gli spazi per pregare

Fonte: web SardegnaOggi.it
31 marzo 2014

Cronaca  
 

Burocrazia, dispersione scolastica,mancanza di abitazioni, spazi per la preghiera e lo sport. I problemi degli immigrati al centro del confronto, in Municipio, tra il sindaco di Cagliari e la Consulta degli stranieri.

CAGLIARI - Sono il 4,2% della popolazione totale gli stranieri residenti a Cagliari, contro il 2,2% nel resto della Sardegna. Una situazione che tanti vedono ogni giorno con i propri occhi: “Nella sua storia questa città è sempre stata un polo di attrazione - sintetizza l’assessore comunale alle Politiche Sociali Luigi Minerba. “La Consulta è nata due anni fa – ha spiegato la presidente Lina Zhan - ma tanto ancora resta da fare”. Ecco quindi il motivo della riunione di questa mattina: un modo per conoscere e far conoscere tra loro le associazioni di volontariato che aiutano gli immigrati, e individuare le loro esigenze.

Burocrazia, dispersione scolastica,mancanza di abitazioni e spazi di aggregazione: ecco i maggiori problemi che affrontano gli stranieri di ogni nazionalità a Cagliari. A sorpresa ce n’è anche un’altra: lo sport. “Sono uno sportivo ed è difficilissimo per noi trovare spazi – racconta Roberto Greaves Bamzay, che rappresenta la comunità cubana – ricordiamo che lo sport è veicolo di trasmissione culturale, un modo per conoscere civiltà diverse e aggregarsi”. “Intervengano le istituzioni” esorta in proposito Sergio Gaviano, dell’associazione Nash Dim, che aiuta da anni i ragazzi della Marina. Gli fa eco la rappresentante dell’associazione Cosas (Comitato Sardo di Solidarietà): “Abbiamo dato vita a un torneo di cricket dopo aver visto i ragazzi giocare sotto i portici in via Roma, ma per mancanza di risorse è finita li”.

Presenti all’assemblea anche molti membri della comunità senegalese: “Il problema più grande sono i costi per ottenere i permessi di soggiorno, anche molte centinaia di euro – denuncia Ahmadou Gadiaga, dell’associazione Yavdar– ma occorre anche capire che lavoro sanno fare gli immigrati: non chiediamo un posto, ma solo aiuto a modernizzare i nostri mestieri”. “Non sappiamo fare solo gli ambulanti – aggiunge Abdou Ndiaye, dell’Anolf/Cis Senegal- ma in troppi non hanno alternative” e aggiunge altri problemi: “Molti ragazzi pur di mettersi in regola aprono la partita iva, ma anche così manca suolo pubblico dove lavorare”. Poi c’è la mancanza di una moschea: “Non voglio più vedere gente che prega in strada – dice emozionato – abbiamo comprato un posto fuori città, diamo la possibilità a tutti di andarci con bus. Siamo disposti a pagare”.

Poi c’è la dispersione scolastica: “Molti insegnanti rifiutano chiunque non sappia parlare un italiano perfetto – spiega Fernanda Lobina dell’associazione interculturale Nur – inoltre spesso i titoli di studio stranieri non vengono riconosciuti”. Per lo straniero è poi difficile trovare casa: “Spesso faccio da mediatore – racconta Elena Mandis de La Carovana - e vedo affitti stratosferici anche per case in cattive condizioni”. Elizabeth dell’associazione Rosa Roja poi ricorda il progetto Lift: “Consentirebbe un contratto di lavoro di sei mesi dopo un tirocinio di cinque, ma non tutti i migranti lo sanno”. Dall’assemblea vengono anche proposte, come creare sportelli di orientamento o affidare le terre incolte ai migranti per creare cooperative agricole.

“Non riusciremo a risolvere tutto” - dichiara da subito il sindaco Massimo Zedda, invitando tutti a segnalare problemi, ma badando “alle priorità”. Per esempio per quanto riguarda gli spazi “la prima esigenza è creare abitazioni”. Il sindaco poi si dichiara ottimista sulla situazione della scuola: “La linea decisa del presedente Pigliaru fa ben sperare”, ma cita anche dei problemi: “Il più grave è l’accoglienza dei richiedenti asilo, un’emergenza che lo Stato scarica completamente sui Comuni”. “Chiederò alla Consulta di organizzare incontri periodici di questo tipo – ha concluso Minerba.

Giovanni Lorenzo Porrà