IL CASO. Il ddl Delrio vale per le Regioni a statuto ordinario. Cossa: non fermiamoci proprio adesso
Province adieu . Ma prima di cantare vittoria (anche Monti e Letta avevano provato a cancellarle) occorrerà attendere la modifica costituzionale. Cioè la cancellazione della parola Provincia dalla Carta. Il disegno di legge Delrio, approvato mercoledì in Senato pur senza una maggioranza larghissima, comporterà - una volta ottenuto il sì anche a Montecitorio - una serie di novità su scala nazionale. In particolare, la sostituzione degli enti intermedi con le Unioni dei Comuni e le città metropolitane (subito Napoli, Milano, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia, Reggio Calabria e Roma Capitale).
CAGLIARI CITTÀ METROPOLITANA Nell'Isola, anche se in un secondo step (assieme a Palermo, Messina, Catania e Trieste), si prevede l'istituzione della città metropolitana di Cagliari. Il ddl mette in chiaro: non ci saranno più elezioni provinciali. Gli enti intermedi saranno di secondo livello, gestiti da assemblee nominate dai sindaci. Trattandosi di Regione a statuto speciale, quindi con competenza primaria sugli enti locali, il ddl Delrio potrà essere - nel caso - recepito con norma sarda.
LA RIFORMA SARDA I Riformatori spingono per una nuova legge che superi, con l'abolizione delle Province, il ddl appena approvato su proposta del governo Renzi. E ricordano che nella passata legislatura una bozza di riforma si è fermata all'ok della commissione. L'assessore agli Enti locali Cristiano Erriu assicura: «È necessario un testo unico di riordino degli enti locali. Il ddl Delrio può essere una buona base, ma i parametri su cui basare le Unioni dei Comuni, piuttosto che i consorzi, sono diversi». Quindi è un punto di partenza: «Solo che qui il Pd tace e si rischia di perdere un'occasione storica», tuona il leader dei Riformatori Michele Cossa.
RISCHIO DI INCOSTITUZIONALITÀ Il problema è che sulla legge che abroga le Province sarde pende l'eccezione di costituzionalità sollevata dal Tar sul commissariamento della Provincia di Cagliari. Per evitare situazioni di difficile gestione, il Consiglio deve agire subito: «Le quattro nuove Province sono già abolite, le quattro vecchie dovranno essere svuotate di competenze per trasferirle ai Comuni in attesa della modifica del Titolo V della Costitituzione e dell'articolo 43 dello Statuto, che prevede la cancellazione degli enti», dice Cossa. «In questa direzione la riforma sarda deve andare parallelamente al ddl Delrio: il rischio è che noi, pur avendo preceduto tutti sul versante delle riforme, potremmo ritrovarci con le Province quando tutti gli altri le avranno abolite».
LA PROPOSTA Per evitarlo i Riformatori hanno presentato una proposta di legge: «Suggeriamo alla Giunta di procedere, previa diffida, alla sostituzione dei commissari e delle gestioni provvisorie che non abbiano provveduto o ritardino gli atti preparatori allo svuotamento delle funzioni degli enti. E poi, con delibera della Giunta, che siano stabiliti i criteri per determinare beni e risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative connesse all'esercizio delle funzioni stesse e al loro conseguente trasferimento dalle Province a Regioni e Comuni».
L'IDEA DI COCCO (PD) Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha altri pensieri sulla riforma degli enti locali: «Il governo Renzi ha avuto il pregio di essere stato rapido nel portare avanti un'idea di riforma mentre altri chiacchieravano. Tra i chiacchieroni da noi ci sono i Riformatori, che hanno avuto cinque anni per riformare l'Isola e non l'hanno fatto. Noi dovremmo recepire il testo del governo nazionale, che già di per sé è una riforma reale. Nulla vieta al Consiglio e alla maggioranza di affinare ancora meglio la proposta per la Sardegna».
Lorenzo Piras