Danza e ritmo, dalla “Settima” di Beethoven al “Bolero” di Ravel
di Gabriele Balloi w
CAGLIARI Non sarà più Daniel Oren a guidare questa sera l’orchestra del Lirico. Un’indisposizione ha purtroppo costretto, l’atteso e rinomato maestro, a cedere il podio del Comunale ad un più giovane collega. Trattasi del londinese Damian Iorio, da qualche anno residente in Italia dove collabora, già da tempo, con alcune fra le migliori compagini nazionali. Figlio di musicisti italo-britannici, si è formato tra Regno Unito, America e Russia. In quest’ultima e in diversi paesi nordeuropei (Norvegia e Danimarca in primis) riscuote effettivamente un particolare consenso. Oltretutto, assistente in passato di Yuri Temirkanov, Iorio si dedica a un repertorio piuttosto vasto, sia sinfonico che operistico, dal barocco al contemporaneo. Ad ogni modo, rimarrà invariato il programma previsto per oggi (ore 20,30) e domani in replica (ore 19) con la Stagione concertistica del Teatro Lirico. Danza e ritmo, parrebbero essere le parole d’ordine nei titoli di locandina. Si comincerà con la «Settima Sinfonia in La maggiore op.92» di Ludwig van Beethoven. Indubbiamente fra le più eseguite e conosciute. Wagner arrivò a definirla “apoteosi della danza”. Molteplici poi furono le suggestioni, le immagini che vi trovarono i critici dell’epoca: festa di cavalieri; baccanale; matrimonio campestre accompagnato da balli rustici; scorribande; sfilate in maschera ecc. Nemmeno la «Pastorale», Sinfonia n.6, solleticò a tal punto la fantasia. Eppure non va dimenticato, paradossalmente, quanto il pubblico contemporaneo a Beethoven adorasse ascoltare, come bis, il movimento più lento, vale a dire il celeberrimo «Allegretto» tanto inflazionato nella moderna cinematografia. Pagina forse anche più nota della «Settima» beethoveniana, verrà inoltre eseguito il «Boléro» di Maurice Ravel, altra esaltazione della danza all’ennesima potenza. Commissionato originariamente dalla ballerina e coreografa russa Ida Rubistein, il «Boléro» è una di quelle partiture che affascina per la genialità con cui, attraverso pochi mezzi ritmici e melodico- armonici, dà vita a qualcosa di straordinariamente ipnotico ed efficace. Va aggiunta, infine, la «Candide Overture» di Leonard Bernstein, pagina non meno ritmica, geniale e coinvolgente.