Una povertà sempre più diffusa e la voglia di sentirsi ancora attivi
Uno scanneto malandato per sedersi, quando non si sceglie il gradino di un portone, di un negozio. E quella mano tesa, spesso tremolante, che chiede aiuto. Un soldo, un maledetto spicciolo per tirare avanti. Parole avare. Parla il silenzio e parlano i loro occhi. Qualcuno li ha ribattezzati i nuovi poveri. Per molti, per troppi, è la verità.
Anziani a Cagliari, la realtà è amara. Per chi si è lasciato alle spalle gli anni del lavoro e si è tuffato nella tormentata età del pensionamento, sono tempi difficili.
Esposta ai capricci della politica, trasformati in ammortizzatori sociali per far fronte alle emergenze economiche o addirittura categoria su cui intervenire per le riduzioni della spesa pubblica, la terza età arranca.
IL CARO VITA Il quadro è impietoso. Come la solitudine cui gli anziani sono sovente costretti. «Cagliari è una città con un indice di invecchiamento altissimo e sono moltissime le pensioni a basso reddito», spiega Lidia Roversi, segretaria della lega Spi della Cgil. «Il fenomeno che riassume perfettamente la condizione degli anziani è quello delle coabitazioni. Sono aumentate, perché cresciuti sono gli affitti delle case e troppe persone non sono più in grado di onorarli. Un problema che colpisce gli anziani ma anche i figli e le loro famiglie. Entrambi i nuclei familiari con redditi così bassi non solo non sono in grado di acquistare un'abitazione ma non possono neanche mantenerne una in affitto. Il problema abitativo in città rischia di scoppiare, da anni non si costruisce più per chi deve fare i conti con redditi bassi o bassissimi». Non c'entra più nulla la tradizione, su fillu de sa beccesa , come si chiamava il figlio più giovane cui spettava il compito, una volta adulto, di accudire i genitori, è oggi diventato un obbligo economico, più che una consuetudine sociale. Serve a entrambi, in tempi di magra, disoccupazione, povertà diffusa.
VIALE MONASTIR È spesso affollata la sede cittadina della Lega Spi. È qui che si cerca un aiuto per compilare le complicatissime pratiche socio-assistenziali e tutte quelle che permettono di ridurrre, per esempio, le tariffe di Abbanoa, conquistare l'esenzione o la rateizzazione dei ticket sanitari, anche ridurre il canone televisivo, del Ctm. «Vengono qui non solo perché non sono in grado di compilare la complessa modulistica fornita dalla pubblica amministrazione ma anche per trovare un amico. Semplicemente per parlare».
Perché è la solitudine, la vera piaga. «Ascoltiamo», dice Efisia Fronteddu, responsabile del coordinamento donna. «Vengono, ci raccontano tutti i loro guai, le loro sofferenze. Personalmente tengo corsi per insegnare ai pensionati ad usare il computer. Un modo per stare insieme. Si ritrovano, fanno amicizia, chiacchierano. Le donne sono tante, più tenaci degli uomini che spesso mollano prima davanti alle difficoltà. Gli stage servono anche per garantire una vecchiaia attiva e magari far fronte all'informatizzazione dei servizi erogati dall'amministrazione pubblica». Il nuovo corso è l'on-line. «O ti adegui o sei fuori. Per tutto ormai serve il computer e serve soprattutto saperlo usare», commenta il segretario regionale del sindacato pensionati, Franco Benucci. «L'Inps - ricorda Lidia Roversi - ha chiuso il suo sportello informativo e come sindacato ti ritrovi a fare da supplente».
ISOLATI Una condizione, insomma, questa degli anziani, non facile da vivere. «Ai problemi di salute devi aggiungere l'isolamento. Nei paesi ancora regge la solidarietà, esiste un vicinato che ti aiuta. Nella grande città no, è quasi sempre assente. Sei solo, mentre gli anziani, i vecchi hanno bisogno di socializzare, hanno fame di aggregazione. Anche per non essere fragili, esposti a chi tenta di approfittarne». Anche per questo erano nati i corsi “Non ci Casco” promossi con le forze dell'ordine.
Andrea Piras