Ieri il presidente del Cagliari è stato ascoltato in Procura
Nel mirino la compravendita di tre giocatori stranieri
CAGLIARI Per Massimo Cellino i guai giudiziari sembrano non finire mai: dopo la condanna per contrabbando doganale e i prossimi due processi con la stessa imputazione, è arrivata anche la chiusura dell’indagine per un’evasione fiscale legata alla compravendita di tre giocatori stranieri. Il fatto è del 2007 e l’inchiesta penale è nata da un accertamento dell’Agenzia delle entrate: il pm Andrea Massidda gli contesta formalmente il mancato versamento di imposte per 746 mila euro riferite ai contratti di David Suazo, Joseph Bizera e Edgar Alvarez. Ieri Cellino si è presentato in Procura insieme all’avvocato Giovanni Cocco, un colloquio di circa mezz’ora col pubblico ministero in cui il patron del Cagliari ha sostenuto che la presunta evasione sarebbe al di sotto della soglia penale: sul caso Suazo il magistrato gli ha già dato ragione e l’imputazione è caduta. Su Alvarez l’avvocato Cocco ha consegnato una decisione della commissione tributaria che sembra ridimensionare l’accusa, resterebbe da valutare l’operazione Bizera. Ed è quello che farà il pm Massidda nelle prossime settimane, quando deciderà se chiedere il rinvio a giudizio di Cellino o archiviare il procedimento. Nessuna dichiarazione, almeno su questa vicenda, da parte del mancato proprietario del Leeds: uscendo dall’ufficio del sostituto procuratore ha rivolto ai cronisti un cordiale «forza Cagliari» e ha allungato il passo. Cellino ha invece scelto di parlare sulla vicenda inglese: il patron del Cagliari ha annunciato che ricorrerà contro la bocciatura incassata da parte della Football League, che ha fermato il suo ingresso nella proprietà del Leeds in seguito al curriculum giudiziario piuttosto corposo messo insieme da Cellino. Ha pesato sulla decisione la recente condanna al pagamento di una multa di 600 mila euro per il mancato pagamento dell’Iva all’importazione sulla barca a vela Nèlie, ma la Lega britannica aveva già raccolto informazioni dettagliate anche sugli altri precedenti penali. Cellino però non ci sta e dopo aver annunciato che in caso di decisione negativa avrebbe lasciato l’Inghilterra in silenzio, ha cambiato idea e ha spiegato il perché del ricorso, già inviato agli organi competenti, in un'intervista rilasciata al quotidiano The Guardian in cui ha sfogato tutta la sua amarezza e delusione: «Non sono un disonesto - le parole di Cellino - sarei uno stupido se avessi fatto quello di cui mi accusano. Perchè avrei dovuto farlo?» si chiede l'imprenditore. «In Italia c'è una giustizia differente, preferisco quella inglese ma purtroppo vivo in Italia - ha continuato Cellino - ho pagato milioni e milioni nei club e invece il tribunale ha stabilito che avrei frodato il fisco per pochi soldi. Non ha senso, potrei ripagare tutto domani. Non sono un farabutto disonesto, se ho sbagliato non l'ho fatto di proposito. Sono scioccato, vorrei scomparire, mi vergogno di me stesso, non potete immaginare». Dopo un'attesa di due mesi, l’operazione completata il primo febbraio pare dunque saltata. E Cellino non si dà pace: «Non ho fatto nulla di male al Leeds, a nessuno, anzi volevo fare qualcosa di buono. Mi sento così che quasi mi butterei giù dalla finestra. Perché hanno aspettato due mesi in attesa della sentenza della corte italiana? Avrei potuto posticipare quel processo di uno o due anni se solo avessi voluto». (m.l)