Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Faremo uno stadio unico»

Fonte: L'Unione Sarda
25 marzo 2014


INTERVISTA. Il mediatore Luca Silvestrone svela tutti i retroscena della trattativa

 

La verità del gruppo americano interessato al Cagliari

 



Il 30 gennaio, mentre tutti parlavano di Qatar, negoziazioni misteriose e interessamenti dei grandi fondi d'investimento, lui scriveva su Facebook: «Ora comincia la trattativa più importante della mia vita». Luca Silvestrone era appena sbarcato all'aeroporto di Cagliari e, come d'abitudine, ne aveva approfittato per far sapere ai suoi 2.137 amici virtuali la propria posizione. Pochi minuti dopo si sarebbe ritrovato in viale La Playa a parlare con il numero uno del Cagliari Massimo Cellino. Per conto di chi? «Un grande gruppo di cui non posso dire ancora il nome», dice con marcato accento romagnolo.
Nato a Ravenna, dirigente nazionale di Confcontribuenti, si presenta sui social network con una foto in cui abbraccia Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona.
Perché il gruppo che lei rappresenta è interessato al Cagliari?
«Gli americani hanno fatto questa scelta perché la società è in vendita. Poi ci sono state le dichiarazioni del sindaco, che è stato molto chiaro. Loro hanno detto: il sito è stupendo, è un'area meravigliosa che il Comune sta riqualificando. Così mi hanno chiesto di contattare Cellino».
L'interesse, più che per la società, è per lo stadio?
«L'impianto che abbiamo in mente deve funzionare 7 giorni su 7, per 20 ore al giorno. E la domenica ci gioca il Cagliari. Parliamo di un investimento di 70-80 milioni di euro, solo per lo stadio. Poi c'è il discorso della società, a parte. Sarà un progetto spettacolare, con caratteristiche uniche in Europa. Le cose sono legate, se si fa lo stadio si compra la società. Ma facciamo l'impianto solo se prendiamo anche il Cagliari».
Lei li chiama «gli americani». Ma chi sono? Si è parlato della General electric.
«Non posso confermare».
Cellino le ha spiegato che sta provando a fare lo stadio da più di 10 anni, senza riuscirci?
«Lui vuole fare un impianto per il calcio. Mentre l'amministrazione ha in mente un'altra cosa. Ecco perché non si sono trovati. Ma la sua è forse l'unica società che ha i conti in ordine, non ha debiti o esposizioni bancarie. Insomma, vale».
Si è parlato di settanta milioni di euro.
«Dipende da cosa stiamo prendendo in considerazione. Faccio un esempio: nel patrimonio c'è Asseminello, i terreni vicini all'aeroporto di Elmas, altre proprietà. Bisogna vedere cosa ci interessa e cosa c'è nel piatto. Se vende Ibarbo, per dire un nome, il prezzo si abbassa».
La trattativa è ancora in corso o si è arenata?
«Diciamo che è in stand-by, perché prima di concludere con Cellino vogliamo capire se è possibile fare lo stadio».
Il concorso di idee prevede un impianto con ristoranti e alberghi.
«Il sindaco ci ha detto di avere un ampio mandato a trattare. Ha solo chiarito che non ci saranno né case né centri commerciali».
I maligni dicono che lei è solo in cerca di pubblicità.
«Se non fosse stato per il consigliere comunale Farris, non sarei uscito allo scoperto. Avrei preferito rimanere nell'ombra fino alla conclusione».
Quali le prossime mosse?
«A breve avrò in mano il progetto di fattibilità dello stadio. La settimana prossima vorrei presentarlo all'amministrazione».
Michele Ruffi