Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Manager, giù gli stipendi Moretti: «Andranno via»

Fonte: La Nuova Sardegna
24 marzo 2014

L’ad delle Fs contro l’ipotesi di riduzione delle retribuzioni pubbliche d’oro
Da partiti e associazioni coro di critiche: vada pure, il premier conferma la scelta
 

di Maria Rosa Tomasello w

ROMA La dichiarazione di Mauro Moretti che suscita un vespaio segue di pochi giorni l’annuncio del commissario alla spending review Carlo Cottarelli durante l’audizione in Senato: i manager pubblici dovranno fare la loro parte, l’ipotesi è tagliare gli stipendi dei boiardi di Stato per circa 500 milioni di euro. «Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà che una buona parte dei manager vada via: una cosa è stare sul mercato, una cosa è la scelta politica» commenta l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato da Bologna, dove partecipa a un convegno. In caso di un taglio alla sua retribuzione, anche lui potrebbe lasciare: «Non c’è dubbio» taglia corto. Non si tira indietro, Moretti, davanti al rischio certo di polemiche in un Paese stritolato dalla crisi: «Io prendo 850mila euro l’anno, il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezzo – dice – ci sono forse casi da rivedere», ma la logica secondo cui uno che gestisce un’impresa che fattura oltre 10 miliardi di dollari l’anno «come la nostra» debba stare al di sotto del presidente della Repubblica, dice, «è una cosa sbagliata: sia negli Stati Uniti, sia in Francia che in Italia il capo dello Stato prende molto meno dei manager delle imprese». Ma il governo ha imboccato la strada senza ritorno dei tagli agli stipendi d’oro. A stretto giro, è il premier a replicare a Moretti: «Confermo l’intervento sullo stipendio dei dirigenti pubblici – dice Matteo Renzi – Quando Moretti vedrà la ratio dell’intervento sarà d’accordo con me. Affronteremo con saggezza e intelligenza la questione». Una battuta del manager conclude il botta e risposta: «Di Renzi mi fido» dice Moretti nel tardo pomeriggio lasciando la Camera, definendo «belle» le proposte del premier. È troppo tardi, però, per arginare le reazioni scatenate dalle sue parole: dai partiti, dai sindacati e dalle associazioni è ormai partito il fuoco di fila delle polemiche, mentre anche la rete si scatena contro l’ad delle Ferrovie. «I manager pubblici pronti ad andare all’estero in caso di taglio degli stipendi? Se Moretti è tra quelli già pronti al confine, la buona proposta del premier vale doppio» dice la senatrice del Pd Manuela Granaiola. «Se pensa che 850mila euro sono pochi vada pure, ce ne faremo una ragione: serve una classe dirigente capace di rimboccarsi le maniche e condividere i sacrifici chiesti ai cittadini» commenta l’eurodeputato democratico Guido Milana. Loredana De Petris, Sel definisce «assolutamente inaccettabili» le parole di Moretti: «Spero che Renzi confermi i tagli: non è possibile chiedere sacrifici sempre ai deboli e poi piegarsi davanti ai forti». Matteo Salvini, segretario della Lega Nord si spinge oltre: «Si dimetta» chiede. «Parole vergognose, se ne vada pure, non vediamo l’ora – affonda Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista – mentre c’è gente che non arriva a fine mese è immorale che ci siano manager capaci di esprimersi così». «Moretti, au revoir: se ha la pancia troppo piena, si ricordi di chi ha le tasche vuote» dice Ignazio Messina, dell’IdV. Ma c’è anche chi saluta con soddisfazione il possibile espatrio: «Finalmente una buona notizia per i consumatori – esulta il Codacons – promettiamo che nel caso in cui Moretti dovesse decidere di lasciare il Paese, pagheremo noi il suo biglietto di sola andata e, ovviamente in aereo, per non correre il rischio di ritardi dei treni o problemi tecnici, quelli che vivono tutti i giorni i pendolari italiani». Chi non crede alla fuga all’estero è il segretario della Uil, Luigi Angeletti: «Guadagnano un po’ di più che all’estero, al massimo potrebbero andare nel privato, ma l’economia non funziona così tanto». «Speriamo che Renzi dimostri lo steso furore sui compensi dei manager delle aziende municipalizzate e di tutte le società pubbliche di regioni ed enti locali – dice il segretario della Cisl Raffaele Bonanni – una pentola mai scoperchiata, piena di debiti, sprechi, clientele, ma soprattutto di compensi esorbitanti».