Musica
M aestosa ma sconcertante, in qualche modo radicale e nello stesso tempo conservatrice. È la Missa Solemnis , monumento corale di Beethoven, che nella visione di Aldo Ceccato mette i brividi, con il suo alternarsi drammatico di grandi volumi di suono e intrecci contrappuntistici. Il concerto di venerdì mette insieme magnificenza sonora e ripiegamenti intimi, con il coro e l'orchestra del Teatro Lirico impegnati in un immenso affresco dove anche tra i versetti sacri spicca il gusto beethoveniano per gli ottoni. E la mano esperta di Ceccato è attenta a cogliere i dettagli di una scrittura complessa, valorizzando gli interventi dei singoli e costruendo un insieme di coerente coesione e impatto emotivo. Gestualità articolata e precisa, dà il segno della sua autorevolezza imponendo tempi marginalmente più lenti, per tenere distinte le linee strumentali e delineare in modo vivido tutte le tessiture. Mentre solisti, coro e orchestra intrecciano trame sonore piene di echi e rimandi melodici che creano una rete armonica fitta, in una sorta di epopea musicale dal pathos struggente. Una prova di grande impegno per tutti. Dove emerge la potenza espressiva del coro, preparato da Marco Faelli e del quartetto dei solisti: Francesca Scaini, Katja Lytting, Alessandro Liberatore e Gianluca Burratto. E alcuni passaggi da ricordare come il Benedictus , con il bel solo orchestrale del violino di Gianmaria Melis.
Greca Piras