DIETRO LE QUINTE. Per la seduta inaugurale tribune ricche di parenti, figli e molti nostalgici dell'Aula
Luca Pizzuto arriva di buon'ora, come si conviene nel primo giorno di scuola. Camicia rossa, jeans, giubbino sportivo beige, neo consigliere di Sel ha un look eccessivamente informale, più adatto a una scampagnata che a un luogo istituzionale. «Dobbiamo dare un segnale di sobrietà alla gente», spiega. Ma il regolamento del Consiglio impone la giacca e pure la cravatta. Così prima dell'ingresso in Aula per la seduta di insediamento del Consiglio regionale i colleghi di gruppo Eugenio Lai e Francesco Agus, trentenni ed elegantissimi («ho l'abito della cresima», scherza Agus) cercano una cravatta. Ne trovano una blu, lasciata in ufficio da Luciano Uras, che ora l'ufficio ce l'ha a Palazzo Madama. E la divisa da consigliere è composta. Certo, Pizzuto è meno elegante dei colleghi in grisaglia e gessati (fa eccezione Gavino Sale, più etnico) e delle colleghe in tailleur (spicca Anna Maria Busia del Centro democratico in verde) ma basta per allinearsi alle regole.
Nel giorno della prima seduta della quindicesima legislatura è normale che la tribuna del pubblico sia strapiena. Ci sono madri, mogli, mariti, figli e sorelle dei neo eletti, ci sono bambini che giocano e per un giorno hanno licenza di farlo anche nel “transatlantico”. E ci sono molti ex consiglieri. Felicetto Contu, classe 1927, oggi Difensore civico, è un po' commosso. «Se mi fossi candidato probabilmente sarei stato eletto ma sarei stato ridicolo, a 90 anni, a stare ancora qui. Sono entrato in politica quando avevo 24 anni, ho già dato e spero che questo Consiglio giovane (età media 50 anni) faccia bene».
Seduti ai tavolini del bar del palazzo di via Roma, tradizionale punto di incontro per un caffè e un accordo, magari trasversale, ci sono anche Emidio Casula, socialista Doc e assessore nei ruggenti anni '80 («sono qui per curiosità, ora penso solo alla salute»), Mondino Ibba, socialista anche lui e consigliere nella tredicesima legislatura; ci sono Nello Cappai, non riconfermato nelle file dell'Udc ma tra i 98 a cui mercoledì il collegio dei questori ha assicurato il vitalizio, ci sono l'ex forzista Marco Tunis, l'ex assessore all'Ambiente Pasquale Onida («in Giunta ci sono troppi tecnici e nessun politico, così non può funzionare»), c'è il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e c'è l'ex consigliere regionale e senatore maddalenino Mario Birardi, 84 anni ottimamente portati.
Tra una chiama e l'altra, Mario Floris che presiede la seduta inaugurale in qualità di consigliere anziano, osserva amareggiato: «Un tempo quando entrava il presidente, i consiglieri si alzavano in piedi, ora non ti guardano nemmeno. In questo caso la forma è anche sostanza». Poi torna in aula e legge i risultati del secondo scrutinio, che riserva l'annunciata fumata bianca. Due piani più sotto, signor Angelo, barista storico del Consiglio, sorride: «Nel 2001 durante le votazioni per la scelta del presidente della Regione presi 18 voti anch'io. E ricordo che uno lo prese anche Cicciolina». Altri tempi.
Ma ci sono cose che non cambiano mai, nel tempio della politica sarda. Prima dell'inizio della terza chiama, quella che si sapeva sarebbe stata decisiva, tra i banchi mancano parecchi consiglieri. Una delle segretarie dell'Aula, non facendo caso al fatto che il presidente pro tempore Floris aveva già acceso il microfono, si lascia sfuggire un'affermazione: «Ma dove sono finiti? Se cominciamo così dal primo giorno...». Già.
Fabio Manca