L'ex sindaco Delogu difende la scelta delle gradinate in legno e dei pali in ferro
Non rinnega la scelta. Anzi. «Grazie alle gradinate in legno abbiamo portato all'Anfiteatro i grandi della musica e proposto ai cagliaritani spettacoli di altissimo livello». L'ex sindaco Mariano Delogu (80 anni, avvocato ed ex senatore ma anche ex presidente del Cagliari calcio) non ha smesso di appassionarsi ai temi al centro dell'interesse della citta. E l'Anfiteatro chiuso nel 2011 per ordine del ministero ai Beni culturali, dopo un sopralluogo tecnico-scientifico che accertò la presenza di “fenomeni di disgregazione della pietra” e “alterazioni di origine fungina riconducibili a carie bruna”, è argomento che divide. «A differenziarmi da tanti è il fatto che io, da ex sindaco, rivendico la bontà della scelta fatta nel 2000 quando in occasione del Giubileo inaugurammo il nuovo corso all'Anfiteatro».
LA LEGNAIA Sindaco per due mandati (dal 18 aprile 1994 al 21 marzo 2001), Delogu chiuse il periodo delle strutture mobili nell'Anfiteatro e decise, con il conforto della Giunta, di sistemare sopra le gradinate la “legnaia” sostenuta da ponteggi in ferro. «Non rimpiango quella scelta». Per i critici - ambientalisti, intellettuali, cittadini comuni - un sacrificio eccessivo per il monumento vecchio di duemila anni. «Facemmo tutto rispettando le gradinate in pietra. Non è vero che le abbiamo danneggiate: i pannelli in legno hanno riempito le parti mancanti a causa delle ruberie dei marmi compiute nel tempo». I ponteggi poggiati sulla roccia: «Non hanno creato il minimo problema».
LE OPERE Il battesimo del nuovo Anfiteatro. «Lo ricordo ancora, uno spettacolo di rara bellezza: inaugurammo i concerti con la IX di Beethoven con messa in scena del complesso spagnolo Fura dels Baus diretta da Lorin Maazel. Poi ci fu ancora Maazel con l'VIII di Brukner». Le stagioni di opere: «I cagliaritani hanno seguito all'Anfiteatro Rigoletto, Carmen, Falstaff. Poi gli spettacoli leggeri: da Gigi Proietti a Notre Dame de Paris di Cocciante, da Sting a Lucio Dalla, da Albertazzi (con Falstaff) al Festival Bar. E questi sono quelli che ricordo».
LETAMAIO Tre anni fa la chiusura, l'inizio dello smantellamento delle gradinate in legno e dei pali in ferro. «Abbiamo visto il risultato. Una tristezza: l'Anfiteatro era un gioiello, ora è un immondezzaio. Potevano fare le manutenzioni e trovare una via di mezzo». Quale? «Una che consentisse il prosieguo dell'attività ed evitasse la trasformazione del monumento in discarica. Ricordo le visite dell'allora presidente del Senato Mancino e del ministro alla Cultura Melandri. Erano di parte politica opposta alla mia, ma quando trascorsero una serata all'Anfiteatro rimasero estasiati».
Pietro Picciau