Sentenza della Cassazione, sezione civile numero 23772, 10 ottobre 2013. Il testo è pubblicato nel sito del Partito dei Sardi, «Sardegna e libertà», che del caso Equitalia ha fatto il suo cavallo di battaglia elettorale. L'ha recuperata l'avvocato Gianni Benevole e riguarda un caso di mobbing interno di Equitalia Polis (società della galassia), avvenuto in Abruzzo. I giudici hanno dato ragione a un messo notificatore perseguitato dai colleghi perché si rifiutava di dichiarare il falso. Vale a dire, come ha accertato la Corte d'Appello dell'Aquila, «gli era stato richiesto nella sua attività di riscossione e di messo notificatore, di attestare falsamente di essersi recato nella residenza dei notificandi senza reperirli». Era prassi, hanno stabilito i giudici. Bisogna dire che l'episodio è avvenuto anni fa e la sentenza della Cassazione arriva quattro anni dopo quella della Corte d'Appello.
Nel sito c'è anche il testo di un documento riservato, la lettera interna in cui il direttore generale dell'Area centro, Mauro Borri, illustra i punti su cui si baserà il lavoro per la Sardegna: «Tra gli obiettivi di produzione che si sostanziano nella declinazione su base mensile delle attività funzionali al conseguimento del risultato di riscossione tenendo ovviamente conto degli impatti su front office (i contribuenti ndr)». In un altro passaggio invita i dipendenti a «garantire i diritti e le ragioni, sempre se legittime, dei contribuenti». Un invito a non usare la mano pesante. «Uccidimi dolcemente e con tanta educazione», ha poi commentato Paolo Maninchedda, fondatore del Partito dei Sardi assieme a Franciscu Sedda. Visto che «lo Stato italiano trattiene per sé un miliardo e trecento milioni di euro di tasse pagate dai sardi, li munge attraverso una macchina amministrativa incentivata all'incasso con un aggio pauroso, e motivata allo zelo più indifferente alle condizioni reali dell'economia». (a. ma.)