Incassi in calo ma superiori alla media delle altre regioni del centro
Se fai il bravo nel tuo compito ricevi un premio. Succede nelle aziende private ed Equitalia, società per azioni a capitale pubblico, non fa eccezione: oltre a quelli concordati coi sindacati, i manager hanno mano libera nel concedere altri incentivi in base a una serie di parametri fissi, compreso il comportamento individuale. Ecco, a grandi linee, il sistema.
Una premessa: nella catena delle tasse che strangolano, Equitalia arriva per ultima. Ha il compito della riscossione di cifre stabilite da altri enti, Agenzia delle Entrate, Comuni etc. Quando è l'ora dell'incasso la somma dovuta è già ingrossata alla partenza dalla sanzione, da un minimo del 10 per cento fino al 120 secondo i casi. Equitalia ci carica il suo: l'aggio, otto per cento stabilito per legge e tra varie vocine gli interessi di mora, calcolati secondo i dietimi quotidiani che fanno da moltiplicatore della cifra. Se il contribuente non paga, scattano le contromisure: gli viene bloccato il conto corrente in banca, la casa e l'azienda pignorate e messe all'asta (anche se poi una volta vendute, lo Stato o gli enti creditori incassano molto meno della cifra sparata nella cartella). Così è il sistema, pensato dai legislatori che hanno fatto della riscossione il business di una società per azioni. Ogni anno i vertici aziendali fissano un budget e in base alla percentuale di incasso premiano i dipendenti secondo una serie di parametri prefissati.
Nel 2013 i sardi hanno messo nelle tasche della società di riscossione 247 milioni, ventidue milioni in meno rispetto al 269 prefissati all'inizio dell'anno. «Un risultato superiore alla media delle altre regioni che fanno parte del nostro perimetro», così scrive Mauro Borri, numero uno di Equitalia Centro, la società cui fa capo la Sardegna, in una lettera di ringraziamento ai dipendenti dove parla di «orgoglio e soddisfazione per tutti coloro che hanno svolto il proprio lavoro con meticolosità, assiduità, costanza e voglia di fare il proprio dovere».
In Sardegna la società conta trecento dipendenti. Erano 150 in più nel 2001, tutti provenienti dalle vecchie concessioni esattoriali poi unificate nel 2006 in questa società per azioni. Sanguisughe? «Facciamo semplicemente il nostro lavoro cercando di stare vicini alla gente e se sbagliamo anche noi possiamo essere perseguiti per danno erariale», commenta Sergio Lai, sindacalista della sede cagliaritana, chiedendo soprattutto di non far diventare i dipendenti il bersaglio di critiche e polemiche.
Il personale, inquadrato in un contratto nazionale assimilabile a quello dei bancari, beneficia di due tipi di premi. C'è un patto integrativo aziendale firmato a dicembre con le organizzazioni sindacali. Il bonus scatta solo in caso di bilancio aziendale positivo o in pareggio. Per l'area Sardegna va da un massimo di quattromila euro per i top del management a 1700 euro per la fascia più bassa.
Poi arriva il «premio da sistema incentivante» messo in campo direttamente dall'azienda che «lega», come riporta un documento interno, «l'erogazione di premi al raggiungimento di specifici obiettivi: la strategia di business, il contributo caratteristico delle unità operative, il contributo individuale in termini di comportamenti organizzativi espressi». In soldoni: se alla fine dell'anno l'incasso è del 100 per cento anche il bonus sarà del cento per cento, sarà del 60 per cento se arriva all'80 per cento, sotto questa soglia invece non scatta. Se invece il budget supera la quota del 105 per cento, il premio arriverà al 120 per cento. Quest'anno il budget è stato raggiunto al 90 per cento e di conseguenza i premi saranno erogati all'80% del loro importo tabellare: il più elevato (3150) diventa 2500 euro lordi e il più basso (500) 400 euro lordi.
Tra i parametri una scala di valori sul comportamento, ciascuno nella propria mansione: si va da Non agito, Non adeguatamente agito, fino a Sempre agito.
Antonio Martis