TAR. Accolto il ricorso
Non basta che i lavori siano previsti a meno di 100 metri dal bene identitario perché scattino i rigidi vincoli introdotti dal Piano paesaggistico regionale: per bloccare i nuovi progetti serve che la nuova opera rischi di compromettere il bene tutelato.
Così hanno chiarito ieri i giudici del Tar Sardegna, accogliendo il ricorso di un cagliaritano che lo scorso anno si era visto bocciare da Comune e soprintendenza ai Beni architettonici un progetto d'aumento volumetrico di un edificio tra via Pola e via Mameli. Motivo? Il fabbricato ricadeva a meno di 100 metri da un bene identitario, censito e tutelato dal Ppr. Contro questa decisione aveva presentato un ricorso amministrativo Gian Massimo Mura, il padrone di casa, affidandosi agli avvocati Marcello Vignolo e Massimo Massa. A convincere il Comune sull'applicazione dei vincoli era stato il richiamo a un precedente su Tuvixeddu: lo scorso anno il Tar aveva ritenuto legittima la tutela dei 100 metri per degli interventi di urbanizzazione vicini all'insediamento fenicio-punico. «Ben diversa è la situazione oggi sottoposta», scrive il collegio presieduto da Francesco Scano (a latere Alessandro Maggio e Antonio Plaisant), «ove l'autorizzazione paesaggistica richiesta da parte del rincorrente viene respinta non perché l'ampliamento in progetto è idoneo a compromettere il bene tutelato paesaggisticamente, ma unicamente perché l'intervento ricade nella fascia dei 100 metri dal bene identitario». Per essere bocciato, dunque, deve essere incompatibile, non solo vicino.
Francesco Pinna