EDILIZIA.
Persi in un anno 25mila posti di lavoro con il record di fallimenti
Nel 2013 crolla l'occupazione in Sardegna: -10,3%
L'edilizia sarda raccoglie le proprie macerie e si prepara a ripartire. Il 2013 sarà ricordato come uno degli anni più difficili per il comparto con il crollo dell'occupazione del 10,3%, facendo arrivare la perdita di posti di lavoro nel comparto a 25 mila unità. A tracciare il quadro è il segretario regionale della Fillea-Cgil, Enrico Cordeddu, che lunedì potrebbe essere rieletto per altri 4 anni alla guida della sigla.
NUMERI Per capire la drammaticità della crisi, Cordeddu sottolinea come in tre anni, a partire dal 2010, le procedure fallimentari delle imprese edili siano aumentate del 55% mentre, mentre le vendite hanno fortemente risentito della contrazione dei mutui (-23% quelle di abitazione, -18% quelle dei commerciali).
In generale nell'Isola la disoccupazione è schizzata al 18,5% nel primo trimestre del 2013, facendo poi registrare un incremento complessivo del 2% rispetto al 2012, dato già più alto rispetto al periodo pre-crisi. In termini assoluti, per la sigla l'Isola ha perso 43 mila posti di lavoro nel 2013.
INFRASTRUTTURE Alla base del declino, per Cordeddu, c'è il gap infrastrutturale che mette l'Isola agli ultimi posti tra le regioni italiane. Peggio della Sardegna solo Molise, Basilicata e Valle d'Aosta. Se la dotazione disponibile per gli italiani è pari a 100, per i sardi si ferma al 53%.
APPALTI Poche e in calo son infatti gli appalti per la realizzazione di opere pubbliche. La provincia di Olbia-Tempio, secondo la Fillea-Cgil, è la più penalizzata con il 35% di gare d'appalto in meno e -85% di valore. In calo anche le altre province sarde con Oristano che ha segnato -36,4% (più della Gallura ma con una perdita degli importi del 6,2%) e l'Ogliastra -29,5%. Cagliari ha invece registrato -18,2%, Sassari -21,8%, Nuoro -29,8%, Medio Campidano -17,6% e infine il Sulcis -15,7%. Nel resto d'Italia, invece, la flessione è stata di circa il 7%.
PROPOSTE Per Cordeddu, quindi, «non bastano gli interventi di sostegno al reddito, ci vuole molto di più e subito», dice. «Soprattutto per l'edilizia. Le imprese subiscono gli effetti della crisi e della stretta creditizia, e sono costrette a rimandare o rinunciare ai nuovi interventi». Ciò che servirebbe è «un nuovo patto sociale che coniughi le esigenze fondamentali della società come la cultura delle regole, e una rinnovata responsabilità della cosa pubblica».
Questo renderebbe disponibili risorse. Il lavoro deve essere una priorità di intervento. La sigla, poi, si rivolge alla nuova Giunta perché attui un'azione politica di sviluppo, ripartendo dal Ppr del 2006 e abrogando il recente Pprs. In sintesi, la Fillea-Cgil chiede che si dica no alla cementificazione selvaggia e si recuperi l'esistente.
Annalisa Bernardini