Presentati i risultati di una ricerca dell’università di Sassari
Con Facebook e Twitter più contatti, controllo e giudizi
di Antonio Meloni w
SASSARI Non è passato molto tempo dalla stagione, ormai trascorsa, in cui le istituzioni affidavano ai mezzi tradizionali la comunicazione con i cittadini. Che fosse un semplice avviso o una notifica importante, era la posta, con tutti i limiti, il mezzo più usato per far avere notizie. Un sistema unidirezionale che rendeva difficile, oltre che lento, il dialogo fra cittadini e istituzioni. Nell’era della comunicazione 2.0, i Comuni si piegano alle leggi dei social network e la gran parte delle amministrazioni ormai dialoga su Facebook e cinguetta su Twitter. La Sardegna, se pure con atavica diffidenza, non si sottrae a questa sfida se è vero che dei 377 Comuni sardi il 17 per cento ha una presenza ufficiale su Facebook. Emerge da uno studio realizzato dall’Università di Sassari (dipartimento di Scienze politiche, della comunicazione e ingegneria dell’informazione), curato da un gruppo di ricerca coordinato da Eilsabetta Cioni, i cui primi risultati sono stati presentati ieri durante il convegno “Verso una Sardegna social?” nella sala conferenze dell’ex Infermeria di San Pietro. Ma al di là del dato (il panorama è in continua evoluzione) c’è da dire subito che la situazione è ancora caratterizzata da molta confusione. Alessandro Lovari, ricercatore _ autore del volume che presenta i primi risultati dell’indagine condotta sull’esame di un campione di 5.500 post pubblicati nelle pagine dei Comuni sardi nel periodo luglio-dicembre 2013 _ ha evidenziato almeno due elementi su cui occorre riflettere. Intanto la distribuzione disomogenea sul territorio, il Nord Sardegna, infatti, è risultato particolarmente attivo visto che dei 64 Comuni presenti sui social media, attraverso pagine fan e profili, il 38 per cento è localizzato nella Provincia di Sassari. Ma ciò che balza agli occhi è soprattutto la carenza di figure professionali specializzate incaricate di gestire la comunicazione social. Scorrendo i dati snocciolati a più riprese durante il convegno, emerge, con sorpresa, che nel 30 per cento dei casi sono i politici stessi a occuparsi dell’attività social, in altri casi sono gli impiegati amministrativi a farlo (20 per cento) o, quando ci sono, gli addetti stampa e gli operatori delle relazioni pubbliche. In compenso va rimarcata la grande apertura verso il pubblico se è vero che il 93 per cento delle presenze su Facebook consente ai cittadini di commentare i post del Comune. Un’arma a doppio taglio non solo perché l’amministrazione si espone al pubblico giudizio, ma anche perché questo, troppo spesso, viene espresso senza usare mezzi termini tanto che, per dirla con Elisabetta Cioni, chi gestisce la pagina ha a che fare con un bar virtuale. Ma cosa si trova sulla pagina social di un Comune? Dalle informazioni di pubblica utilità alla promozione di eventi, dall’allerta su emergenze e disservizi all’invito alla partecipazione civica, dalle notizie relative alla vita del Comune alla cultura del territorio senza sottovalutare le potenzialità del mezzo di comunicazione puro e semplice. In occasione delle tragica alluvione che a novembre dell’anno scorso aveva colpito la Gallura i social media, infatti, hanno giocato un ruolo determinante.