Pigliaru: partiamo da Ppr ed entrate
di Umberto Aime w
CAGLIARI Non c’è più un uomo solo al comando. Francesco Pigliaru ha la squadra. I dodici assessori ci sono: il primo raduno è questa mattina, in viale Trento. Attorno al tavolo ovale, nella sala grande del primo piano, prenderanno posto Raffaele Paci, programmazione e bilancio, Donatella Spano, ambiente, e Luigi Arru, sanità, nominati dal presidente. Poi Cristiano Erriu, urbanistica ed enti locali, Gianmario Demuro agli affari generali, Massimo Deiana ai trasporti e Virginia Mura al lavoro che è il quartetto scelto dal Pd. Infine quelli scelti dagli altri partiti della coalizione: Paolo Maninchedda (Partito dei sardi, lavori pubblici), Elisabetta Falchi (Rossomori, agricoltura), Claudia Firino (Sel, cultura e istruzione), Francesco Morandi (Cristiano democratici, turismo) e Maria Grazia Piras (Sardegna vera, industria). È questo l’elenco della giunta numero uno (resterà la stessa sino al 2019?) del governatore che ha trionfato alle elezioni del 16 febbraio e dopo cinque anni di opposizione riportato al governo il centrosinistra. Il primo giorno. Nella prima conferenza stampa da presidente, Pigliaru non ha presentato solo i dodici assessori, ma è andato oltre. Nei fatti, ha messo sul tavolo il brogliaccio di quella che sarà «l’azione tambureggiante di una Regione che, con i fatti, vuole restituire fiducia a tutti i sardi e soprattutto offrire una speranza ai giovani, ai disoccupati e ai più deboli». Lo ha detto tutto d’un fiato, senza fare neanche una pausa: «Vogliamo diventare un’eccellenza e raggiungere per qualità istituzionale l’alto livello delle migliori regioni italiane». Le tappe di questa rivoluzione saranno «messe in chiaro» nel programma di governo, che non sarà l’insieme di chissà quali effetti speciali: «Faremo con determinazione quello che abbia detto in campagna elettorale: istruzione, lavoro e semplificazione sono le nostre priorità». Per rispettare i tempi, Pigliaru dovrà prendere certo in prestito il motto di Renzi e mutuarlo per la causa sarda: una scossa ogni trenta giorni. Solo così può davvero «cominciare il domani». Le emergenze. Pigliaru ha detto: «Quelle che ho provato nel giorno dell’insediamento sono state emozioni forte e lo rimarranno per sempre». Ma si sa: il governatore non ama parlare di sé e così ha aperto subito l’agenda dei lavori: «Sappiamo tutti che ci sono molte emergenze e che per affrontarle da parte nostra ci vorrà tanta velocità, ma non siamo qui per caso. Le affronteremo una a una, senza perdere un minuto. Ma in quello stesso attimo dobbiamo essere anche capaci di pensare al futuro e dunque progettare per risollevare la Sardegna e restituirle un futuro». Gli assessori. È soddisfatto, molto soddisfatto dei dodici, che fra l’altro dovranno dimettersi «immediatamente» da tutti gli altri incarichi. Qualche numero: sette uomini, cinque donne, sei professori universitari su dodici, quattro i sassaresi, compreso il governatore, cinque cagliaritani, due nuoresi e uno a testa fra Oristano e Gallura. «Lavorerò – ha detto – con persone capaci e competenti che possono prendere subito in mano le emergenze e poi puntare alle prospettive. Lavoreremo di squadra e devo ringraziare la coalizione per lo sforzo di sintesi che ha fatto: possiamo davvero cominciare». Nessuna paura neanche per il fatto che molti degli assessori sono degli esordienti in politica: «Affrontare le emergenze, ci farà crescere in fretta. Poi cresceremo anche attraverso il dialogo col Consiglio, con la maggioranza e l’opposizione, che ci darà grattacapi ma credo che potremo anche collaborare sui grandi temi». Piano paesaggistico. Interventi a spron battuto a parte, Pigliaru ha confermato che nelle prime pagine dell’agenda c’è anche il Pps lasciatogli in eredità dal centrodestra: «Dobbiamo metterci subito mano. Soprattutto perché l’ultima parte del Piano, come sappiamo, è stato adottato dalla giunta Cappellacci in modo illegittimo e dunque dopo l’impugnazione del governo serve un rimedio in tempi stretti per non lasciare i Comuni e gli investitori nella confusione». A questo punto alla revisione Cappellacci seguirà la controrevisione Pigliaru: «È indispensabile perché nella maggioranza di centrosinistra c’è una posizione condivisa, questa: il paesaggio è un valore aggiunto in sé e solo se garantiamo il massimo della tutela, possiamo avere la certezza di consideralo un volano fondamentale e decisivo per lo sviluppo». Sembra chiaro che dopo quest’annuncio operazioni come il Piano casa e la legge sul golf, care al centrodestra, sono senza futuro. Sotto i riflettori finirà il piano del Qatar in Costa Smeralda: «Il dossier sarà analizzato con molta attenzione», come «tutti gli investimenti che riguardano l’ambiente ma senza preconcetti» Patto di stabilità. Se la Sardegna vuole avere un futuro, ha detto ancora il governatore, deve poter investire le risorse che ha invece «ora prigioniere dei vincoli imposti dal Patto di stabilità. Sarà proprio questo spezzare le catene contabili uno dei primi confronti che la Regione aprirà col governo. «Lo faremo senza la demagogia del passato ma con lealtà istituzionale. Prima di tutto affronteremo i problemi sul piano tecnico, è in quella sede che dobbiamo riuscire a smussare gli angoli, e poi se sarà necessario sul fronte politico. Questa è stata la strategia che abbiamo seguito nella prima e vincete Vertenza entrate». L’obiettivo è poter investire oltre la spesa corrente che di fatto si mangia 2,5 miliardi del vincolo, «una volta superato lo scoglio, però, dobbiamo essere noi a spendere meglio e per questo dovremo tener conto della Finanziaria ereditata e su cui vogliamo intervenire». Jobs act. Non poteva mancare il riferimento alla creatura di Renzi. «La sintonia col governo è buona, anche Roma punta sull’istruzione e sull’edilizia scolastica, ma mi aspetto molto dal jobs act: darà una scossa al mercato del lavoro». Proprio una delle tante che servono alla Sardegna.