Spending review, il piano di Cottarelli: risparmi per tre miliardi quest’anno, 34 nel 2016
ROMA
Nel mirino anche le pensioni più alte, forze dell’ordine e Rai; con prime polemiche. In salvo fasce deboli e budget per cultura e istruzione. Il commissario Carlo Cottarelli traccia le linee della spending review proposta al governo, stima i possibili risparmi, e avverte: «C’è molto da fare», bisogna mettersi «al lavoro seriamente e subito»: solo così, con misure operative già da maggio, sarà possibile centrare l’obiettivo di 3 miliardi nel 2014 (sarebbero 7 «se le misure fossero state avviate da inizio anno») e porre le basi per tagli fino a 18 miliardi per il 2015 ed a 34 nel 2016. In audizione al Senato, Cottarelli ha accennato a «33 azioni o gruppi di azioni» riassunte in «una settantina di schede Power Point» presentate al comitato interministeriale per la revisione della spesa: un piano elaborato in «piena autonomia e indipendenza di giudizio», «raccomandazioni» su cui ci dovrà ora essere una «scelta politica». Da qui, dalla velocità di azione, ma anche da fattori esterni come il quadro macroeconomico, dipenderà l’ammontare delle risorse utilizzabili per il taglio del cuneo fiscale, che sono solo quelle da risparmi diretti dello Stato (quindi non da Authority, Rai, Camere di commercio). Il piano, triennale, parte dal flusso dai trasferimenti alle imprese. Poi punta sulle retribuzioni dei dirigenti pubblici «più alte rispetto ai colleghi europei». Quindi un affondo su quel 15% di pensioni più alte: potrebbero essere chiamate a pagare un contributo temporaneo di solidarietà da destinare a incentivi per nuove assunzioni. Immediata la reazione dei sindacati: andrebbero colpite le grandi rendite, le pensioni «non sono un bancomat» protesta lo Spi-Cgil; per la Uilp anche questo governo «preferisce continuare a prelevare solo dalle pensioni invece di chiedere un contributo straordinario a tutti i redditi più elevati». La soglia a rischio è tra 1.500 e 2.500 euro: dai dati Inps se si guarda ai singoli trattamenti l’82,7% è inferiore ai 1.500 euro e il 95,3% sotto i 2.500, mentre se si guarda ai pensionati il 91,3% prende meno di 2.500 euro al mese. Stop anche alle «spese per l’alta burocrazia» dai Gabinetti dei ministri alle auto blu («una per ministro con un pool di massimo cinque auto per ogni ministero»). Alla Sanità si può chiedere meno che ad altri settori ma «anche qui c’è qualche risparmio da fare», «sui ricoveri ospedalieri non necessari e con il principio dei costi standard». Poi i costi della politica, la Difesa, e sotto accusa finisce anche la prassi delle cosiddette “mancette” che infarciscono di anno in anno le leggi di stabilità. Due miliardi possono essere recuperati sul fronte degli immobili. E «risparmi significativi» possono arrivare da sinergie tra corpi di polizia. Fa discutere la stoccata alla Rai: «Potrebbe benissimo coprire l’informazione regionale senza avere sedi». L’UsigRai protesta: «imbarazzante faciloneria», le sedi «sono un pilastro del servizio pubblico». Faro anche sui trasporti ferroviari e sul Cnel tra gli enti da eliminare.