10 miliardi sulle buste paga. Più tasse sulle rendite finanziarie (ma non sui Bot) per tagliare del 10% l’Irap delle imprese
«Cento giorni di lotta dura per cambiare; i soldi ci sono, incredibili le polemiche sulle coperture»
di Gabriele Rizzardi w
ROMA
«Dal prossimo primo maggio, chi ha un reddito netto di 1.500 euro al mese percepirà mille euro in più netti all’anno. È un’operazione di portata storica». Il gran giorno è arrivato e Matteo Renzi illustra in conferenza stampa a Palazzo Chigi gli effetti dell’attesissimo taglio al cuneo fiscale da 10 miliardi che partirà dal prossimo mese. Il premier, che aveva promesso ai lavoratori l’aumento in busta paga a partire dalla fine di aprile, spiega che lo slittamento è dovuto a un fatto tecnico («I ced devono adeguare le buste paga...») e specifica che i destinatari dell’intervento che taglia l’Irpef sono coloro che hanno un reddito fino a 25 mila euro lordi l’anno. «Che vuol dire circa 85 euro netti al mese per 10 milioni di italiani» spiega Renzi, che parla in un’affollatissima sala stampa e invita i cronisti a non perdere d’occhio le slide che rilanciano il titolo della manovra «La svoltabuona» e sintetizzano, con scritte rosse e blu, misure e cifre del piano d’azione. Un piano che prevede un corposo pacchetto di interventi con le coperture economiche garantite e che non comporterà nuove tasse. Su questo punto il presidente del Consiglio vuole essere chiaro: «La copertura dei 10 miliardi è totalmente fatta dal governo sulla base del risparmio di spesa, sulla base dei numeri macroeconomici e senza aumento di tassazione da un’altra parte». Ma lo Stato stringerà un po’ la cinta. Dalla spending review arriveranno 7 miliardi di euro per il 2014 ma Renzi fa notare che ci sono margini anche rispetto al 3% nel rapporto deficit-Pil. «Siamo al 2,6%, abbiamo margini per 0,4% e ogni 0,1 vale 1,6 miliardi. Mantenendo il 3%, che nessuno vuole sforare, abbiamo 6,4 miliardi di margine. La copertura è ampiamente prevista al punto che una parte sarà dedicata al disegno legge delega sul lavoro» annuncia il premier, che definisce «incredibile» la polemica esplosa in questi giorni sulle coperture. Ad assicurare che il taglio del cuneo fiscale avrà «effetti espansivi sulla crescita e sull’occupazione» è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per il quale i tagli di imposte saranno finanziati da «tagli di spesa permanente» e nella fase di transizione (2014) bisognerà utilizzare i margini di indebitamento nel «modo più parsimonioso possibile». Una boccata d’ossigeno ci sarà anche per le imprese. Una norma contenuta in un disegno di legge al quale dovrebbe seguire un decreto, prevede lo sblocco «immediato e totale» dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. «Ventidue miliardi sono stati già pagati e altri 68 li pagheremo entro luglio» e pazienza se Renzi aveva annunciato che lo sblocco dei debiti della Pa sarebbe avvenuto subito. Le buone notizia, del resto, non mancano. Dal primo maggio l’aliquota Irap per le aziende sarà ridotta del 10 %, che vuol dire un taglio di 2,4 miliardi, mentre la tassazione sulle rendite finanziarie passerà dal 20 al 26%. «L’operazione ha un valore di 2,6 miliardi di euro e il mondo della finanza è favorevole. Noi salvaguardiamo un principio di equità». Le tasse sulle rendite finanziarie aumenteranno ma non quelle sui Bot. «I Titoli di Stato non si toccano» mette in chiaro Renzi, che annuncia dal mese di maggio un meno 10% del costo energia per le piccole e medie imprese. A sostegno delle aziende del terzo settore, dal primo giugno partirà un Fondo per le imprese sociali da 500 milioni di euro. Nella conferenza stampa, grande spazio viene dato al Job acts che sarà contenuto in un disegno di legge delega che avrà il compito di riorganizzare l’intero sistema del lavoro. «Sarà il Parlamento a valutare. C’è l’assegno universale di disoccupazione, il salario minimo, la tutela per le donne in maternità...» ricorda Renzi spiegando che tra le misure si prevede che il contratto a termine possa valere al massimo tre anni. Quanto alla necessità di reperire risorse, il premier ricorda che dal 26 marzo al primo aprile ci sarà l’asta delle prime cento auto blu (su un parco di 1.500). Renzi ha sempre la battuta pronta: «Venghino siori venghino...». Nei piani di rilancio dell’economia, non poteva mancare il capitolo della scuola: «Abbiamo alimentato a 3,5 miliardi il plafond a cui attingere per Comuni e Province per le scuole e chi vuole attingere lo farà con procedure semplificate. E l’unità di missione (la cabina di regia n.d.r.) sarà a Palazzo Chigi». In cima a i pensieri di Renzi non c’è solo la scuola ma anche il piano casa che è finanziato con 1 milardo e 741 milioni.