Riflessione sulla rappresentazione iconografica sul web dell'otto marzo, giornata internazionale della Donna.[Alessandro Cani]
di Alessandro Cani
Vorrei parlare di donne con cognizione di causa, ma trovandomi in difficoltà già nel conoscere me stesso, professo socraticamente la mia ignoranza e passo ad analizzare un particolare aspetto del tema: la rappresentazione iconografica sul web dell'otto marzo, giornata internazionale della Donna. Trattasi di una ricerca molto superficiale, ma in fondo le immagini altro non sono che superfici contenenti dei messaggi con pretese di leggibilità immediata, fatti di codici non dichiarati ma non per questo non conosciuti dagli addetti ai lavori.
Le immagini che rappresentano la festa della donna nel web sono tinte di giallo. È un fenomeno tutto italiano, perché nel lontano 1946 tre donne, attiviste dell'Unione Donne d'Italia, vollero recuperare la festa interrotta a causa della guerra. Serviva un simbolo, scelsero un fiore, e in quei primi giorni di marzo fiorivano le mimose. Se la festa fosse caduta nel mese di ottobre, forse oggi si regalerebbero castagne e foglie secche. Nelle immagini provenienti dai siti del resto del mondo i colori predominanti sono il rosa e il rosso, con composizioni floreali che riproducono cuori e il numero otto, lo stesso linguaggio visivo utilizzato per San Valentino. E siccome non c'è rosa senza spine, troviamo, tra i risultati indicizzati da Google immagini, anche mazzi di carciofi.
Nei social network dedicati agli appassionati di fotografia le immagini sono più ricche di simbologie. Alle composizioni floreali sono spesso associati i volti delle donne, abbondano paesaggi idilliaci e scene romantiche. Non mancano le foto ricordo delle feste passate; la differenza tra le pagine italiane e il resto del mondo salta subito all'occhio: mentre nei siti del Belpaese orde di donne brindano in birreria come rispettabili camionisti e si scatenano sulle piste da ballo fotografandosi a vicenda come se non ci fosse un domani, controllate a vista da orde di maschi single in uscita stile 'caccia grossa', il resto del mondo posta foto di partite di hockey su ghiaccio femminile, parchi pubblici dove operatrici sanitarie offrono consulti e visite mediche gratuite, banchetti di strada da cui le attiviste di associazioni varie offrono mazzetti di fiori e coccarde. In entrambi i casi, in fondo alla pagina dei risultati spuntano foto di camerieri che servono ai tavoli a torso nudo, mettendo in mostra bicipiti e sorrisi a sessantaquattro denti. Il fenomeno è trasversale, ma il made in Italy è più godereccio, italian women do it better. La piazza virtuale di Facebook abbonda di pagine-evento reclamizzanti serate a tema in locali e discoteche. Spuntano qua e là busti di ragazzi palestrati e il volto di un noto pornodivo che, con sguardo ammiccante, invita alla trasgressione, come se la libertà di trasgredire fosse concessa al gentil sesso solo per una notte l'anno. Più che la festa della donna, sembra il trionfo di Rocco, patate con carciofi.
Non c'è essuna traccia di volti di donne e altri elementi ricollegabili al senso della commemorazione, cioè la rivendicazione dell'emancipazione femminile e la conquista della parità di diritti tra i generi. Per ottenere immagini di questo tipo siamo costretti a forzare la ricerca aggiungendo parole-chiave mirate come storia, femminismo, diritti. Ecco apparire in foto d'archivio volti fieri di donne consapevoli di lottare per la propria emancipazione, manifestazioni di protesta, pugni alzati, striscioni, Suffragettes battagliere contrastate a fatica da poliziotti americani sovrappeso, donne che lavorano in fabbrica o in miniera. Il bianco e nero domina, spezzato da macchie di rosso delle locandine d'epoca. Il rosso rivoluzione, in questo senso, è trasversale.
Ci sono abbastanza elementi per fare alcune considerazioni. Il messaggio principale dell'iconografia relativa all'otto marzo è un messaggio di evento-festa, il significato originale passa in secondo piano. Naturalmente le pagine web riportate dalla ricerca non contengono solo immagini, spesso i testi cui queste fanno da corredo spiegano le ragioni di questa commemorazione. Alla personificazione diretta attraverso i volti delle donne si preferiscono le simbologie e gli stereotipi del "femminile", la mimosa e altri fiori, cuori e il colore rosa. Si registra un maggior interesse verso l'aspetto ludico rispetto al messaggio politico-sociale, romanticismo e trasgressione sono rappresentati in minor misura; quest'ultima prevale nelle pagine web italiane. Abbiamo assistito, a cominciare dal boom economico negli anni sessanta, all'evoluzione dell'immagine della donna nei media, di pari passo con l'emancipazione delle donne nella società italiana e occidentale in generale. Solo recentemente, anche grazie a campagne di sensibilizzazione e direttive della Comunità Europea in materia di pari opportunità, anche l'utilizzo commerciale di queste immagini è migliorato sensibilmente, superando gli stereotipi dei classici ruoli femminili o peggio la trattazione del corpo femminile come oggetto, se non porta-oggetto, dalla donna dado-star alla donna cubo-disco. Per l'otto marzo non ci sono donne, ci sono tanti fiori e c'è l'uomo-cubo condito con olio, surrogato della porno-star per un brodo di significati che, ahimè, ancora si fatica a comprendere, alimentando stereotipi sessisti e agendo sulle leve del sesso, in maniera più o meno esplicita.
Ha ancora senso una festa del genere? Ha senso commemorarla in questi termini goderecci? È possibile che le stesse donne si autocelebrino cercando la parità di genere nei comportamenti più animaleschi? E ancora, è possibile che le relazioni tra uomo e donna si debbano risolvere in un rapporto tra preda e predatore? È questo il messaggio che tutti noi (uomini e donne) vogliamo trasmettere alle nuove generazioni? È accettabile rispondere a queste domande con un'alzata di spalle, tanto così è la vita? Vorrei poter affermare che queste mie siano domande retoriche, ma per farlo temo manchino due elementi: il buonsenso e la volontà di costruire una società migliore. Il re è nudo, e anche la regina indossa solo due gocce di Chanel n. 5.
Donne, l'otto marzo arriva l'arrotino, palestrato e luccicante. Preparate forbici e coltelli, serviranno per tagliare definitivamente il vestito che una società di tradizioni maschiliste vi ha cucito addosso e che molte di voi, ancora, hanno paura di dismettere.
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