L'assedio dei francesi alla città
Quello del 1792 non fu un Natale felice per i cagliaritani e la piccola storia di quei giorni determinò l'evento importante conosciuto come “Sa die de sa Sardigna”. Il 21 dicembre di quell'anno una flotta francese si presentò davanti alla città per poi dirigersi verso l'isola di San Pietro occupando Carloforte l'8 gennaio. I cagliaritani invocarono Sant'Efisio per aiutarli contro i francesi e fu organizzata anche una processione per chiedere la sua intercessione. Poi i timori diventarono realtà perché Il 27 gennaio la flotta francese, forte di 70 navi di cui 27 da guerra con seimila soldati a bordo ricomparve nel porto di Cagliari.
BOMBARDAMENTO Dopo l'affondamento di una piccola imbarcazione francese con a bordo inviati per parlamentare, iniziò il bombardamento della città, che durò sei ore, con molto spavento ma pochi danni. Furono vari i tentativi di sbarco dei francesi tutti respinti dai miliziani con atti di eroismo e dai pochi piemontesi regolari.
Poi il 17 febbraio di quel 1793 la flotta francese, all'àncora nel golfo di Cagliari, venne quasi distrutta da una burrasca; le poche navi rimaste abbandonarono l'impresa e fecero rotta verso Sant'Antioco quando nel golfo di Palmas furono sconfitte da una flotta spagnola. Per i cagliaritani non ci fu alcun dubbio: Sant'Efisio aveva compiuto il miracolo.
Forti del comportamento avuto contro i francesi che dimostrava attaccamento alla corona, nel 1794 una delegazione degli Stamenti Sardi (bracci in cui era diviso il parlamento isolano) si recò a Torino sperando in una ricompensa del sovrano sabaudo Vittorio Emanuele IV. La delegazione invece fu quasi maltrattata e dopo cinque mesi ritornò il 1° aprile 1794 a Cagliari senza aver nulla ottenuto.
LA RIVOLTA In città allora esplose la rabbia e un gruppo di cospiratori, con Gerolamo Pitzolo in testa, decise una rivolta per il giorno 4 maggio, data del rientro di Sant'Efisio da Nora. La sommossa invece scoppiò il 28 aprile 1794 quando il popolo infuriato proveniente da tutti i quartieri forzò le porte di Castello liberando i detenuti e mettendo in fuga la guarnigione piemontese e assediando il palazzo regio sede dei funzionari reali. Il 30 aprile i piemontesi sconfitti e senza alcuna alternativa, seguiti dalla folla si imbarcarono abbandonando Cagliari: per poco tempo però perché a settembre dello stesso anno con il nuovo viceré Marchese di Vivalda ritornarono più invadenti che mai.
SERGIO ATZENI
27/12/2008