I numeri raccontano molto. Certo, vanno contestualizzati, spesso interpretati. Prendete l'esempio di Mauro Pili, deputato eletto nel Pdl e transitato a ottobre al Misto dopo essere stato fulminato sulla via dell'autonomismo. Se si leggessero asetticamente i dati sulle sue presenze e sulle votazioni alla Camera ne uscirebbe con le ossa rotte visto che è stato assente otto volte su dieci. Peggio di lui tra i 630 inquilini di Montecitorio hanno fatto solo Giuseppe Stefano Quintarelli (Pi) e Antonio Angelucci (Fi) gente che la Camera l'ha vista solo in cartolina (99,94% di assenze), Piero Longo e Rocco Crimi, anch'essi forzisti e assenti il 96,12% e 92,56% delle volte.
Vero è che Pili era candidato alle Regionali con la Coalizione del popolo sardo e la sua è stata una campagna elettorale lunga quasi quanto la durata della legislatura (circa un anno ad oggi). Se ciò basti a giustificare tante assenze e l'incasso dell'indennità da parlamentare (la diaria no perché viene decurtata sino a scomparire per ogni giorni di assenza) lo diranno altri.
I PIÙ PRODUTTIVI Sicuramente Pili stacca, e di molto, i 26 colleghi deputati e senatori sardi. Il più produttivo dei quali, stando ai numeri, risulta Giuseppe Luigi Cucca, avvocato bosano con residenza a Nuoro e senatore del Pd, membro della commissione giustizia, della giunta delle elezioni e delle immunità. È stato presente a 2921 votazioni su un totale di 2932, ha presentato tre proposte di legge come primo firmatario, tre volte è stato relatore e una volta estensore di un parere. Poco sotto, a pari merito, altri due senatori: Roberto Cotti dell'M5S e Luciano Uras di Sel presenti nel 99% delle votazioni e accreditati di un'intensa attività soprattutto in termini di interrogazioni. Alta anche la media di Ignazio Angioni (Pd) che ha votato 2878 volte su 2932 e di Emilio Floris (94%), quella del Riformatore Pierpaolo Vargiu, dei democratici Caterina Pes e Giovanna Sanna, della pentastellata Manuela Serra, tutti sopra il 90% di presenze e votazioni. A seguire gli altri, quasi tutti tra il 70 e il 90%. I meno presenti, anche se decisamente staccati da un irraggiungibile Pili, sono Roberto Capelli del Centro democratico e Siro Marrocu (Pd), assenti dall'Aula e dalle commissioni più o meno sei volte su dieci.
LA QUALITÀ Quello che i numeri non dicono è ciò che è stato fatto in Parlamento. Perché - posto che si viene eletti per lavorare sempre - si può passare la vita a Roma e fare gli yes men o ci si può assentare spesso e produrre molto. Per fare qualche esempio, Pili ha presentato dieci proposte di legge come primo firmatario e una come cofirmatario, 121 tra interrogazioni e interpellanze ed è intervenuto 12 volte in aula o in commissione. Cotti, che al Senato è membro delle commissioni Difesa e Questioni regionali, ha firmato 38 proposte di legge, 29 mozioni, 172 interrogazioni. Uras ha siglato 40 proposte di legge, 26 tra interrogazioni e interpellanze e 20 mozioni. Emilio Floris è intervenuto venti volte su disegni di legge, ne ha firmato 12, ha proposto una mozione e ne ha firmato circa venti, Pierpaolo Vargiu, che presiede la commissione Affari sociali della Camera, ha presentato 9 proposte di legge e ne ha firmato molte altre così come Emanuela Corda, anch'essa targata Cinquestelle, ha un'intensa attività legislativa ma soprattutto è intervenuta spesso nelle commissioni di cui fa parte (Difesa).
Ma quanto è stata efficace l'attività dei politici sardi? E che cosa hanno fatto per la loro regione? Se oltre a guardare la quantità di proposte presentate o semplicemente firmate per disciplina di partito si usa come parametro l'approvazione di quelle leggi il risultato è deludente. Idem se il metro di giudizio è l'arrivo in Aula, segno che ha superato un complesso iter. Anche in questo caso poche iniziative di deputati e senatori sardi hanno lasciato i polverosi cassetti dove sono custodite e sono state esaminate. Ricca, al contrario, l'attività interrogativa e la quantità di emendamenti presentati, anche se raramente approvati. Certo, non sempre la responsabilità è dei singoli deputati visto che a scandire i ritmi e la qualità dell'attività legislativa sono i partiti che si muovono per grandi temi e su quelli mobilitano le loro troppe o le lobby che si mobilitano trasversalmente. Ed è evidente che la legislatura in corso è particolarmente travagliata e che chi sta all'opposizione (Forza Italia, l'M5S, Sel) ha meno chance.
A parziale discolpa degli onorevoli nostrani si potrebbe portare anche la scarsa rappresentanza: 8 senatori e 18 deputati rappresentano appena il 2,7 per cento dei 950 parlamentari (320 senatori e 630 deputati) italiani. Basti pensare che a rappresentare la Sicilia sono in 25 a Palazzo Madama e 52 a Montecitorio.
E se oltre a essere pochi si è anche disuniti (per ragioni di dna e logiche di partito o di di corrente) si capisce perché la Sardegna conti poco, come dimostrano le briciole arrivate per ora da Roma dopo l'alluvione del novembre scorso.
TRASPARENZA Quanto alla voce trasparenza quasi tutti hanno autorizzato la pubblicazione della loro documentazione patrimoniale e della dichiarazione dei redditi del 2013 sui siti internet dei due rami del parlamento tranne Giuseppe Luigi Cucca, Ignazio Angioni, Francesco Sanna, Silvio Lai, Salvatore Cicu, Giampiero Scanu e Mauro Pili, dei quali non si conoscono né reddito né beni.
QUANTO GUADAGNANO Tra quelli che lo hanno fatto il più ricco risulta Emilio Floris con un reddito di 258.034 euro, seguito da Luigi Manconi (163.866), Roberto Capelli (100.457), Luciano Uras (99.138), Siro Marrocu (98.471), Pierpaolo Vargiu (94.736), Caterina Pes (94.680), Romina Mura (51.333), Manuela Serra (43.658), Giovanna Sanna ((42.708), Nicola Bianchi (17.395), Emanuele Cani (13.736), Roberto Cotti (13.572), Emanuela Corda (11.796), Andrea Vallascas (8.263), Paola Pinna (3.380) chiude Michele Piras con 2.368 euro.
Fabio Manca