Imprese chiuse e in ginocchio: l'escalation delle cartelle impazzite
Ecco come Equitalia Spa fa soldi con le tasse
I genitori regalano al figlio (che ha una partita Iva) i soldi conservati sotto il materasso, ventimila euro. Il ragazzo si fa convincere dalla banca ad investirli, ma il passaggio non sfugge al grande occhio del Fisco: l'agenzia delle Entrate chiede conto del versamento e sospetta che sia frutto di un guadagno in nero. Scatta l'accertamento e si conclude con una richiesta di 250 mila euro, poi scesi a 60 mila con la procedura dell'adeguamento: il tira e molla, perfettamente legale, tra Agenzia delle entrate che ha sparato alto e il contribuente interessato solo a limitare i danni al proprio portafoglio. Perché altrimenti sarebbero stati guai davvero grossi.
Con le tasse si possono fare soldi e la vicenda raccontata da un commercialista cagliaritano è una delle tante che hanno alimentato il fronte dei dubbi e della protesta contro la macchina del Fisco. Imprese chiuse, cittadini rovinati da un meccanismo finanziario «fatto apposta per lucrare sul disagio dei cittadini». Parole di Maria Rosaria Randaccio, ex intendente di Finanza di Cagliari e battagliera animatrice del movimento Zona Franca e AntiEquitalia. Nel mirino gli «interessi anatocistici», termine per addetti ai lavori che tradotto in pratica fa da effetto moltiplicatore. Il risultato è nelle cifre conteggiate nelle cartelle recapitate a casa dei contribuenti (sbadati o colpevoli che si voglia).
Una premessa: quando l'Agenzia delle Entrate definisce la somma da pagare al fisco (una multa, una rata Imu, un abbonamento tv) aggiunge due voci. Vale a dire l'interesse legale (1 per cento quest'anno) e l'eventuale sanzione che varia dal 30 al 120 per cento a seconda dei casi.
Con l'iscrizione a ruolo, entra in scena Equitalia: società per azioni (quote Agenzia Entrate ed Inps, anno di nascita 2005, ministro Visco) ha il compito di riscuotere la somma totale definita dall'Agenzia delle Entrate o dall'altro ente tassatore.
È una Spa e non lo fa gratis. Quanto mette in pagamento la cartella applica l'aggio, vale a dire il guadagno fissato per legge per effettuare questa procedura: era del 9 per cento, poi sceso di un punto sull'onda delle protesta. Se la cartella viene pagata entro sessanta giorni, il 4 per cento dell'aggio è a carico del contribuente, l'altro 4 dell'ente (Comuni, Rai etc..) che chiede i soldi. Se invece la cartella non viene onorata (magari c'è un contenzioso in corso), scatta il valzer delle more. Prima di tutto l'aggio riconosciuto sale all'otto per cento e diventa a pieno carico del debitore. Poi sulla cifra totale viene applicato «l'interesse di mora», il 5,2 per cento annuo. « Con questa modalità non si persegue l'evasione, ma la morosità», spiega Fabrizio Fadda, portavoce del movimento AntiEquitalia, protagonista di un video su You Tube dove spiega il meccanismo. «Sono infatti le more quotidiane, i dietimi, il core business di Equitalia. Qui non si tratta di lotta all'evasione, ma di contribuenti che vengono spennati: la somma sale anche del 35 per cento l'anno e dopo due o tre raddoppia».
Spennati? Si può pagare a rate, fino a 120 con un interesse annuo del 4,4 per cento. Più o meno un mutuo fondiario odierno, calcolato sull'Euribor più lo spread che la banca applica come riconoscimento del suo guadagno. «Ma è una banca, non lo Stato».
Antonio Martis