ATTUALITA'
Dal Forum Regionale dell'Agesci Sardegna alla vita di tutti i giorni: investiamo sulle nuove generazioni [Andrea Matta]
di Andrea Matta
Due giorni di confronto per cinquecento scout tra ragazzi e capi in vista dell'incontro nazionale che si terrà dal 1 al 10 agosto a San Rossore nel quale i ragazzi della nostra isola incontreranno altri trentamila giovani nella Route Nazionale. Alla Fiera di Cagliari, le camicie azzurre, ha messo al centro il coraggio, tema centrale dell'incontro di questa estate. Cinque le strade di coraggio scelte dal'Agesci nazionale: il coraggio di amare; di essere Chiesa, di essere ultimi; di liberare il futuro e di essere cittadini. La due giorni è stata l'occasione per un confronto tra giovani, capi adulti e persone attive nel sociale per raccontare la loro vita a servizio del prossimo. Un servizio spesso gratuito, incentrato nel volontariato, uno dei grandi motori nella nostra isola e nel nostro Paese che lotta per uscire dalla crisi con azioni concrete.
I giovani sanno cos'è la crisi, la sentono, la vivono tutti i giorni. I ragazzi del Sulcis hanno raccontato le fabbriche chiuse, il vento e la ruggine dell'Euroallumina, di Alcoa e della Carbosulcis chiuse per le scelte sbagliate degli imprenditori e spesso anche dalla classe politica. I sedicenni di oggi hanno spesso la paura di non essere amati (male di tante generazioni), di sentirsi soli in un mondo fatto solo di social network. Tanti giovani, siano scout, sportivi, attivi nelle associazioni a difesa di una causa, hanno capito che la vita è fuori dalla propria stanza e il miglior modo per metterlo in pratica è quello di metterci la faccia, di impegnarsi con coraggio. Il mondo fuori è precario, nessuno crede più nel posto fisso, nel lavoro che molti di loro hanno visto solo nei loro nonni o nei padri che dopo quarantanni di lavoro sudato portano a casa una pensione con la quale riescono ad arrivare a fine mese.
Ora è il momento di puntare sulle nuove generazioni, di investire con coraggio su di loro, di farli crescere dal punto di vista sociale e culturale. Il modo migliore è quello di mettere a loro disposizione tutte le conoscenze di chi è stato ventenne parecchio tempo fa e ora può far crescere i giovani responsabilizzandoli. Ma i diciottenni di oggi chiedono alla classe politica di non stare ferma a guardare nei palazzi di governo, di camminare, di mettersi in strada per uscire dalla crisi senza pensare troppo a come si cambia una legge elettorale o chi sta ora nella stanza dei bottoni. "Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto nonl'avete trovato" diceva il fondatore del movimento scout, Robert Baden Powell e i ragazzi provano a farlo ogni giorno e lo fanno con coraggio, con la voglia di cambiare le cose, con qualche sogno da realizzare per sentirsi migliori senza discriminazioni per staccarci da un passato spesso difficile anche da ricordare.
"Ci impegnamo senza giudicare chi non s'impegna, senza accusare chi non s'impegna, senza condannare chi non s'impegna, senza cercare perché non s'impegna, senza disimpegnarci perché altri non s'impegna" hanno detto i ragazzi leggendo un brano di don Primo Mazzolari e ora che in Crimea tira aria di guerra, dalla Fiera di Cagliari, dai centri ricreativi, dai campetti di periferia, dagli ospedali, dalle sezioni politiche soffia il vento della pace e del coraggio.