Un pesce d'aprile terribilmente reale. Il primo aprile del 2012 lo stadio Sant'Elia ha ospitato l'ultima partita davanti a un pubblico a quattro zeri per il successo (2-0) sull'Atalanta, reti di Conti e Pinilla. Da quel momento è iniziato il lungo esilio del Cagliari, durato 566 giorni, tra il Nereo Rocco di Trieste e la bomboniera Is Arenas di Quartu. Poi il 19 ottobre 2013 il ritorno in quel che resta del vecchio impianto per la sfida col Catania: un 2-1 (gol di Ibarbo e ancora Pinilla, come un anno e mezzo prima) per festeggiare il rientro a casa davanti a cinquemila tifosi rossoblù.
È la storia travagliata del Sant'Elia di questi ultimi ventitre mesi. In mezzo una squadra costretta a un pellegrinaggio unico per il calcio italiano, gli arresti del presidente Massimo Cellino, di sindaco, assessori e dirigenti del comune di Quartu e un imprenditore per la costruzione di Is Arenas, e le tante sofferenze dei tifosi rossoblù che hanno sopportato con enorme pazienza una situazione incredibile.
Il primo aprile 2012 la partita con l'Atalanta, poi l'annuncio choc di Cellino: «Il Cagliari giocherà le partite casalinghe a Trieste». Sei giorni dopo, Cagliari-Inter si disputa al Rocco. L'annata successiva, col Sant'Elia abbandonato, ha viaggiato fra Trieste e Is Arenas. Il campionato in corso è ripartito a Trieste: dal 19 ottobre il ritorno nel mezzo rudere del Sant'Elia.
Matteo Vercelli