Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le bombe del 1943, ricordate le vittime

Fonte: L'Unione Sarda
3 marzo 2014


«Siamo qui per commemorare i bombardamenti sulla nostra città». La voce solenne di padre Francesco Abis dà inizio alla cerimonia, dopo lo squillo di tromba. Son trascorsi settantun anni dalle bombe che macchiarono di sangue la città. Era una domenica, tragicamente diversa da tutte le altre. La carneficina poco prima della 13. «Perché?», chiede il sacerdote. Domanda che squarcia il velo sul male, nella sua risposta. «Perché l'uomo si fa guidare dalla sete di potere e mette all'ultimo posto la vita umana».
La chiesetta di San Francesco di Paola, in via Roma, è colorata come non mai. Sotto l'altare, il gonfalone di Cagliari con i tre mazzieri vestiti con abito nero, guanti bianchi e papillon. Ai lati delle bancate, gli stendardi colorati delle associazioni combattentistiche e di guerra. Alpini, Vigili del fuoco, Carabinieri, Marina militare e tanti altri. Prima la messa solenne, poi la cerimonia si trasferisce accanto al Consiglio regionale.
Il primo a parlare è Lazzarino Loddo, presidente dell'Associazione provinciale vittime civili di guerra. «Siamo qui per ricordare e per riappropriarci di valori importanti come quelli della patria, della democrazia, della libertà». Seguono gli interventi istituzionali. «Sono sostenitrice della filiera lunga della memoria», dice il vicesindaco Luisa Anna Marras. Il microfono passa al viceprefetto Maria Paola Pani: «Qui abbiamo finito, ma nel mondo ci sono ancora tante guerre: voglio estendere il pensiero a loro». Alle 12 e 30 la benedizione alla lapide, poi l'Inno italiano fa calare il sipario.
Sara Marci