Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

È un'Isola “paralizzata”

Fonte: L'Unione Sarda
3 marzo 2014

In gioco la competitività e la capacità di assicurare servizi essenziali
 

Infrastrutture al di sotto della media nazionale
I l grado di competitività e di attrattività di un paese e/o di una regione dipende dalla sua dotazione infrastrutturale, considerata una precondizione nel processo di crescita e sviluppo economico. Questo è quanto si legge in un recente volume della Banca d'Italia, in cui i relatori confermano l'importanza delle infrastrutture, basandosi sulla teoria economica ma soprattutto sull'evidenza empirica - l'osservazione diretta - e ribadiscono che il potenziale sviluppo di un territorio dipende da una buona dotazione infrastrutturale.
L'IMPATTO SULLO SVILUPPO La politica infrastrutturale ha perciò un ruolo importante, a tutti i livelli di governo, perché l'impatto della spesa pubblica per investimenti sul benessere della popolazione e sulla crescita dell'economia dipende dall'efficienza con cui le risorse finanziarie sono impiegate. Nell'attuale periodo storico, in cui i vincoli di bilancio nazionali (riequilibrio dei conti pubblici) e regionali si scontrano con la necessità di rendere il sistema produttivo parte attiva della ripresa economica, è necessario indirizzare le risorse verso quei settori e quelle imprese con maggiore potenziale di espansione.
INDICAZIONI DI BANKITALIA Ecco perché nel volume della Banca d'Italia si pone l'accento sul problema della corretta misurazione della dotazione infrastrutturale da mettere in relazione alla crescita. È stato dimostrato infatti che le “misure fisiche” da sole descrivono male l'effettivo contributo del patrimonio infrastrutturale di un territorio al suo sviluppo economico, devono perciò essere integrate con altre misure che considerino l'accessibilità delle stesse. Inoltre la normativa sul federalismo fiscale (art. 22 L. 42/2009) impone la determinazione - ai fini della riduzione - di eventuali carenze, incompletezze e limitazioni delle dotazioni delle singole regioni.
LA COMPETITIVITÀ L'Istituto Tagliacarne, nell'Atlante della competitività delle province e delle regioni, propone una graduatoria della dotazione infrastrutturale regionale, utilizzando degli indicatori sintetici che racchiudono entrambi gli aspetti quantitativi e qualitativi. Questi dati forniscono quindi una valida misura sia del grado di competitività e di attrattività regionale sia della disparità nella distribuzione dei beni capitali che forniscono i servizi indispensabili per il funzionamento del sistema economico.
LA CLASSIFICA La Sardegna si colloca agli ultimi posti della graduatoria dell'Istituto Tagliacarne, al di sopra solo di Molise, Basilicata e Valle d'Aosta. Mentre regioni come Liguria (174) e Lazio (148) superano abbondantemente il livello medio nazionale. La dotazione infrastrutturale complessiva dell'Isola risulta infatti molto al di sotto della media nazionale, e nell'ultimo decennio è ulteriormente peggiorata. Posta infatti pari a 100 la dotazione disponibile per i cittadini italiani nel 2012, ai sardi ne compete poco più della metà (53).
SOLCO DA COLMARE Il divario col resto del Paese appare ancora più evidente se si considerano le sole infrastrutture economiche: alla dotazione regionale è assegnato il punteggio 51, da confrontare sempre col valore 100 dell'Italia. Nel 2001 la distanza con l'Italia era minore - il valore assegnato alla regione era 74 - ma da allora sono peggiorate quasi tutte le dotazioni (strade, ferrovie, porti e reti bancarie), se non in termini quantitativi, sicuramente come capacità di soddisfare la richiesta di servizi da parte degli utenti.
IL BENESSERE SOCIALE Anche nelle dotazioni infrastrutturali relative ai servizi utili ad accrescere il benessere sociale siamo ben distanti dal valore medio nazionale. In questo caso, però l'indicatore regionale migliora leggermente rispetto al 2001, passando da 53 al 58. L'incremento si spiega col miglioramento della dotazione delle strutture culturali e ricreative e delle strutture sanitarie.
SCUOLA E SITRUZIONE Rimangono invece al livello del 2001 le strutture per l'istruzione, per le quali la Sardegna si colloca in terzultima posizione in Italia, superando solo la Basilicata e la Valle d'Aosta. Per cambiare le sorti dell'Isola bisogna scrivere una politica di sviluppo e adeguare conseguentemente le infrastrutture necessarie per metterla in atto. Ma gli effetti non saranno immediati.
Lucia Schirru
(centrostudi@unionesarda.it)