In scena Con “Il padiglione delle meraviglie” di Petrolini da giovedì in tournée nell'Isola
L'Italia di Manuela Kustermann, lucida diva
A ttrice di vaglia, Manuela Kustermann approda giovedì in Sardegna per il circuito Cedac con “Il padiglione delle meraviglie” di Ettore Petrolini, diretto da Massimo Verdastro che, insieme al poeta Elio Pecora, firma anche la drammaturgia. La pièce farà tappa il 6 alle 21 al Teatro Comunale Nelson Mandela di Santa Teresa Gallura, il 7 al Garau di Oristano e l'8 al Tonio Dei di Lanusei.
«Non è mai stata portato in scena se non da Petrolini», racconta l'attrice. «È un omaggio a un grande artista, ideatore di un genere nuovo che lo fece conoscere e amare in tante parti del mondo».
Lo spettacolo offre una galleria di personaggi d'altri tempi: maghi, lottatori, trasformisti, guitti, ciarlatani… «Petrolini vestì da giovanissimo i panni di una maliarda Sirena, ruolo che ricopro in questo canovaccio. Rispetto alla versione originale, ci sono i monologhi scritti da Elio Pecora, dove i protagonisti abbandonano la parlata romana, riflettendo su loro stessi».
Ha esordito giovanissima al fianco di Carmelo Bene: l'insegnamento che non ha mai dimenticato?
«Affrontare il lavoro con assoluto rigore, e questo vuol dire rispetto di quello che fai».
Dopo tanti anni di teatro, qual è lo spettacolo che le è rimasto nel cuore?
«“Casa di bambola” di Ibsen, e anche gli ultimi che ho fatto con Giancarlo Nanni: “Il gabbiano” e “Il giardino dei ciliegi”. Con lui, la cosa meravigliosa è stata dar vita al processo creativo con cui poi si arrivava alla rappresentazione. È stato un regista unico, anche per il suo approccio al testo».
Da qualche anno, il timone del Teatro Vascello di Roma è passato nelle sue mani: è più difficile recitare o fare il direttore artistico?
«Al giorno d'oggi, forse è più difficile dirigere un teatro, soprattutto in una città come Roma, dove le sale sono molte e perciò la concorrenza è tanta. Il Vascello, però, si differenzia da altre realtà per via di un'impronta riconoscibile».
La nuove generazioni di attrici, o autrici, ai testi classici preferiscono quelli che raccontano il nostro Paese…
«In un momento del genere è giustissimo. Del resto, le strade sono due: o si cerca la contemporaneità attraverso i classici, oppure, ci si immerge completamente nel tempo che viviamo».
Carlo Argiolas